Virus a scuola, tamponi e isolamento: che fare? I dubbi e le risposte prima del ritorno

Che fare se un alunno si sente male e accusa i sintomi tipici del Covid? E se succede a un insegnante? La scuola deve chiudere? Sono alcuni fra i dubbi che caratterizzano la vigilia della riapertura delle scuole. Ecco le risposte alle domande più frequenti

Sintomi e infezione

In caso di sintomi o febbre superiore ai 37,5 gradi l’alunno o lo studente non deve andare a scuola. I presidi l’hanno ribadito nelle circolari distribuite finora. I genitori devono contattare il pediatra o il medico di base che, telefonicamente, decide se è il caso di segnalare il paziente all’Azienda sanitaria per sottoporlo a tampone.

Se i sintomi non sembrano ricondurre al virus, il medico può prescrivere una cura adatta. Una volta spariti i sintomi, l’alunno o lo studente può tornare in classe senza dover esibire alcun certificato visto che non è stata attivata la verifica Covid.

Il tampone è positivo

Se il tampone effettuato a un bambino delle scuole primarie o a uno studente delle superiori risulta positivo, per il paziente scatta l’isolamento a casa assieme alla sua famiglia. In questo caso l’Azienda sanitaria avverte il dirigente scolastico e avvia il tracciamento dentro la scuola. Monitorerà tutti coloro che sono entrati in contatto con il contagiato.

Sarà sempre il personale dell’Azienda sanitaria, nello specifico del Dipartimento di prevenzione, a stabilire chi dovrà sottoporsi a tampone e alla quarantena che, al momento, resta di 14 giorni. Nel vicino Veneto il governatore, Luca Zaia, sta valutando se ridurre il periodo di isolamento obbligatorio a una decina di giorni.

Difficile dire se la nostra Regione deciderà di seguire il Veneto anche perché l’assessore alla Salute, Riccardo Riccardi, generalmente preferisce non fare forzature. L’obiettivo è assicurare il monitoraggio sul territorio.

Se la febbre sale in classe

Se a un ragazzo la febbre sale in classe e supera i 37,5 gradi interviene il responsabile Covid nominato all’interno della scuola. Si tratta di una persona scelta dal preside tra il personale scolastico. Il responsabile Covid deve monitorare l’andamento delle assenze e intervenire tutte le volte che si presenta un’emergenza.

L’alunno viene isolato in un locale apposito e, se non la indossa, munito di mascherina chirurgica. A quel punto vengono allertati i genitori che, al più presto, devono riportare il figlio a casa e contattare il medico di famiglia.

Un insegnante sta male

Anche gli insegnanti possono infettarsi o arrivare a scuola malaticci. In quel caso devono contattare il medico di base e se risulteranno positivi al tampone sarà il personale dell’Azienda sanitaria ad allertare il dirigente scolastico.

Anche nel caso di professori infettati scatta il tracciamento dei contatti, sono considerati contatti stretti e quindi a rischio contagio tutti gli studenti delle classi in cui l’insegnante ha prestato la sua attività nelle 48 ore precedente alla diagnosi del contagio. Anche in questo caso è prevista la quarantena di 14 giorni.

Il rientro dopo il test

Un paziente guarito si può considerare tale solo dopo aver fatto due tamponi nell’arco di 24 ore ed entrambi sono risultare negativi. Solo in quel caso uno studente o un insegnante risultato positivo può tornare a scuola.

Diversa la situazione per i compagni di classe o per i colleghi costretti all’isolamento preventivo perché non risultano positivi al Sars-Cov2: se dopo 14 giorni nessun altro manifesta sintomi possono rientrare. In questo e in tutti gli altri casi l’ultima parola spetta al personale dell’Azienda sanitaria che continua a monitorare la situazione.

Può scattare lo stop

Non sempre la presenza di una persona contagiata all’interno dell’istituto costringe i dirigenti scolastici a chiudere le scuole. Sarà il personale dell’Azienda sanitaria a valutare l’eventuale chiusura dei locali e generalmente questo avviene in presenza di focolai.

Ovvero quando più persone risultano positive nella stessa classe. Può succedere invece che l’Azienda sanitaria obblighi la scuola a sanificare tutti i locali prima di far rientrare il personale e gli studenti. Si tratta di un’operazione che richiede almeno un paio di giorni di chiusura.

Cosa manca negli edifici

A poche ore dall’avvio dell’anno scolastico – in Friuli Venezia Giulia la riapertura delle scuole dovrà avvenire entro mercoledì – cosa manca nelle scuole? La domanda è d’obbligo anche perché si stanno accumulando diversi ritardi soprattutto nella consegna dei nuovi materiali.

A iniziare dalle mascherine per gli studenti visto che il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha assicurato che le fornirà lo Stato. Non sono da meno i banchi con e senza rotelle. Il commissario straordinario, Domenico Arcuri, ripete da giorni che le forniture degli arredi saranno recapitate entro ottobre.

Complessivamente, in Italia, sono stati ordinati circa 2,4 milioni di pezzi. Nelle prossime settimane arriveranno alla spicciolata. Ovviamente sono attesi pure i flaconi di gel igienizzante che troveranno spazio in tutti gli ambienti.

Mercoledì 16 prima campanella

Dopodomani, nelle scuole del Friuli Venezia Giulia, suonerà la prima campanella per oltre 136 mila studenti (136.760) anche se molti sono già rientrati in classe.

Alcuni dirigenti scolastici, infatti, hanno deciso di anticipare di qualche giorno l’avvio del nuovo anno scolastico che sottoporrà insegnanti, personale e studenti al rigoroso rispetto delle misure per evitare il contagio da Sars-Cov2. Siamo di fronte a una sorta di corsa contro il tempo per garantire il diritto dell’istruzione in presenza anche se la didattica a distanza non viene archiviata. In alcuni casi risulta ancora utile.