A Udine palazzina di sei piani resta senza ascensore, i condòmini: «Dateci almeno un montascale»

UDINE. Hanno lasciato per qualche minuto i loro appartamenti per scendere in strada e raccontare una situazione di disagio. Chi in ciabatte, chi indossando solo un maglione.

Sono le signore che vivono nelle case Ater di viale Afro, a Udine Est. Maria, Anna, Pina, Adriana, Luigina.

«Sono iniziati i lavori per rimettere a nuovo il vano ascensore – spiegano – ma non è stata prevista un’alternativa per salire e scendere le scale. Dobbiamo fare tutto a piedi e molti di noi non ce la fanno».

I palazzoni popolari di via Afro sono alti sei piani, e ospitano una popolazione che, per la gran parte, è anziana. Ecco perché restare senza ascensore per 40 giorni, questo il periodo del cantiere, rappresenta un problema reale.

«Oggi tocca a noi – ribadisce Luigina Sessolo, che fa da portavoce per il gruppo – ma nei prossimi mesi anche le altre scale delle palazzine Ater saranno coinvolte dai lavori di ristrutturazione. Quindi vogliamo farci sentire, perché magari noi non otterremo nulla, ma qualche beneficio potrà arrivare per gli altri condomini».

In questo ultimo periodo Ater, sfruttando i benefici del bonus 110%, sta mettendo a nuovo una serie di palazzine.

Tra queste, ci sono anche gli edifici di viale Afro, dove oltre alla sistemazione energetica delle facciate, si è intervenuti sugli infissi e sul vano scale.

Poco prima di Natale, i condomini si sono ritrovati un avviso con l’informativa che il 12 gennaio sarebbero partiti i lavori relativi alla sostituzione dell’impianto ascensore, con l’impossibilità di utilizzarlo per 40 giorni.

«Abbiamo subito chiamato Ater – rimarca Sessolo – chiedendo una soluzione temporanea per salire e scendere le scale, ad esempio un montascale. Ma ci è stato risposto che non era possibile».

Nelle comunicazioni diffuse da Ater, l’auspicio è che «tutti possano comprendere che di fronte a un momentaneo disagio, i lavori porteranno a un beneficio a lungo termine, innalzando il confort abitativo, e a un sensibile abbattimento dei consumi con conseguenti benefici economici».

Ma ai residenti questo non basta. «Nei prossimi giorni mio padre tornerà a casa dall’ospedale: come farò a spostarlo per andare a fare le medicazioni? Dovrò chiamare qualcuno, ad esempio la Croce rossa italiana, per alzarlo di peso».

Le donne scese in strada per raccontare il loro rammarico sono allarmate. «Mio marito è su una sedia a rotelle», dice una.

«Siamo tutte anziane e messe un po’ male qui – aggiunge un’altra –. Ogni volta che salgo queste scale ho il fiatone. Non ci piace questa situazione».

C’è anche chi chiama in causa la sicurezza: «E se all’improvviso dovessimo evacuare uno dei piani più alti, come faremo a scendere in rapidità?». Tante domande, per ora, rimaste senza risposta.

A raccogliere i timori dei residenti è la consigliera regionale dei Cittadini, Simona Liguori, che dopo essersi fatta carico dei residenti di San Domenico, si schiera dalla parte di quelli di Udine Est.

«Vogliamo richiamare l’attenzione sul disagio di queste persone – chiude –. Ho portato in Regione, all’attenzione dell’assessore Graziano Pizzimenti, la questione di San Domenico, vediamo cosa si potrà fare per questo caso specifico».