In un certo senso 365 giorni - Adesso era atteso, anche se non nel senso canonico con cui si fa il conto alla rovescia per l'uscita di certi sequel. Le aspettative rispetto al seguito di 365 giorni non erano certo alte, eppure il secondo capitolo è riuscito a sorprendere. In negativo (nonostante un gran riscontro negli streaming, che l'hanno visto in vetta alla top 10 per quasi due settimane). 
Sembra ed è un controsenso? Sì, ma un controsenso per cui urge una definizione su misura. 365 giorni, sedicente pellicola erotica uscita su Netflix nel giugno 2020, è divenuta in pochissimo tempo un film che non merita di essere definito cult ma che, piaccia o meno, ha riscosso un successo inspiegabile, uno «scult», a voler coniare un neologismo. 

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La pellicola era l’adattamento del romanzo omonimo di Blanka Lipińska, scrittrice polacca che ha voluto dare la sua versione del best seller Cinquanta sfumature di grigio. Il risultato cinematografico è stato qualcosa di cui avremmo tutti fatto a meno volentieri: una pellicola pecoreccia, rozza, che faceva sembrare il suo modello statunitense un capolavoro del cinema erotico, e che a suon di cliché veicolava messaggi a dir poco discutibili, sulle donne, l’amore, gli uomini, le relazioni e soprattutto il consenso – elemento fondamentale quando si parla di rapporti (umani e) sessuali. 

La trama, ormai, è parecchio nota: il mafioso siciliano Massimo Torriccelli (interpretato da Michele Morrone) rapiva l’imprenditrice polacca Laura (Anna-Maria Sieklucka) con la promessa di farla innamorare nel giro di un anno. La donna effettivamente si innamorava di Massimo (inutile qui scomodare finezze della psichiatria come la Sindrome di Stoccolma), anche se alla fine del film rimaneva vittima di un agguato. L’assurdità della storia era condita da una quantità inverosimile di scene di sesso che sfioravano e, spesso, superavano il limite della pornografia e della violenza. 

Meno di due anni dopo, il trailer avvertiva che il sequel, intitolato appunto 365 giorni - Adesso, sarebbe stato disponibile su Netflix dal 27 aprile. Le “aspettative” nei suoi confronti erano, appunto bassissime: difficile, se non impossibile, fare peggio della prima volta. E, invece, 365 giorni - Adesso è riuscito nella missione impossibile di essere perfino peggio del suo precedente. Con un record che rende questo secondo capitolo un caso ancora più «scult». Nonostante il film continui a occupare la prima posizione dei più visti su Netflix in Italia e all’estero, ha ottenuto un punteggio di 0 su Rotten Tomatoes, il sito americano che raccoglie le recensioni della critica e del pubblico. (Zero!! Zero tondo e senza appello).
A onor di cronaca, va detto che il primo film, 365 giorni, su Rotten Tomatoes aveva raccolto 0% sul Tomatoer (con 16 recensioni negative) e un punteggio del 29% di Audience Score. In altre parole, per quanto pessimo, il primo film aveva ottenuto commenti e recensioni, mentre 365 giorni Adesso non ha alcun commento, con un punteggio di 0% effettivo. 
Cos’è cambiato? Il primo capitolo arrivava subito dopo il primo lockdown, che in un certo senso aveva portato il pubblico a grandi scorpacciate di Netflix, senza guardare troppo per il sottile. Ma nella primavera 2022, la situazione è cambiata, quindi rimane il mistero su cosa spinga a guardare 365 giorni - Adesso.  Forse la curiosità, tra il morboso e lo speranzoso «Non può essere peggio del primo». Ma quando capisci che è peggio… perché arrivi fino alla fine? Non vale più l'ottimismo di un «No, magari all'ultimo si riscatta».

Il peggio, in questa seconda pellicola, ha sempre (suo malgrado) il volto di Michele Morrone, che si sdoppia, interpretando Massimo e il suo gemello “cattivo” Adriano: stessi muscoli esibiti a ogni piè sospinto – a torso nudo, se non strizzato in camice aderenti – stesso ciuffo scolpito dal gel, stessa espressione – corrucciata? Eccitata? Non è dato di saperlo. 
Accanto a Massimo c’è naturalmente la sua Laura, che esce con battute come «Non prendo ordini, non sono un oggetto da spostare dove vuoi» quando lo sposo le chiede di lasciarlo parlare con il socio e «Stiamo insieme perché l’ho deciso, ma non puoi dominarmi» senza che vi sia un effettivo ribaltamento nelle pessime condizioni in cui è nata la loro storia (lei rapita – lui carceriere).

L’ingrediente principale del film resta poi il sesso, sempre e comunque, e ai loro rapporti si aggiungono quelli dell’amica Olga con il cugino Domenico. Nel mezzo, dialoghi improbabili (anche per un film porno). In questo secondo film si aggiungono, poi, altri ingredienti: il segreto di Laura che non dice a Massimo che era incinta quando subì l’agguato, quello dell’uomo che le ha taciuto di avere un fratello gemello e… Nacho! Simone Susinna nei panni del giardiniere, che in realtà è il figlio (ribelle, naturalmente) di un ricco boss spagnolo, in affari con i Torricelli. Anche lui ricco, prestante e con un’evidente intolleranza ai tessuti. 
Il resto è storia confusa: Laura pensa che Massimo (in realtà, spoiler, è il fratello gemello) la tradisca, quindi scappa con e da Nacho, poi la trama gangster cerca di farsi seria, ma è già troppo tardi, perché la noia è tale che l’attenzione dello spettatore è irrimediabilmente svanita tra un coito e l’altro (più o meno come la pallina da golf protagonista di uno dei momenti più bassi e ridicoli del sequel di cui avremmo fatto tutti più a meno dell'originale). 
Quando si arriva alla scena finale che, si presume, dovrebbe portare la tensione ai massimi livelli, il pensiero è solo uno: «Per fortuna, è finito». Ma il sollievo evapora in un attimo perché, come ha insegnato il primo film, 365 giorni è una trilogia e il terzo film è molto probabilmente già in lavorazione. 

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