Rincari, a Padova piscine costrette allo stop. A rischio anche gli allenamenti agonistici
«Non so se da novembre 2022 a febbraio 2023 i nostri impianti saranno aperti». Lo dichiara Gianfranco Bardelle già presidente del Coni Veneto e gestore di tantissime piscine tra Padova e provincia, tra le quali Padova Nuoto: «Alla Padova Nuoto – continua – per ottobre siamo in passivo e stiamo coprendo le spese con gli incassi della straordinaria estate. Ormai i costi sono insostenibili sia per l’elettricità che per il riscaldamento. Al di là delle assurde speculazioni mi dispiace che sarà interrotto l’allenamento di oltre 300 nuotatori agonisti e dovremo dire no ai 900 ragazzi che durante la settimana entrano nella nostra struttura e agli anziani per i quali svolgiamo un ruolo sociale».
Le bollette non scherzano: mediamente l’impianto sportivo per la corrente è passato da circa 7 mila euro al mese a 15 mila, mentre il gas ha sfondato quota 30 mila. E l’inverno è alle porte: «A fine mese con il consiglio prenderemo una decisione, la chiusura sarà l’unica soluzione per difenderci e garantire a primavera 2023 la ripresa delle attività. Provo molta amarezza. Spero che Regione, Comune e Provincia possano darci una mano per scongiurare la chiusura», prosegue Bardelle. Salvo interventi straordinari o fondi in arrivo, il destino è scritto.
Per il comparto termale Bardelle è un più fiducioso: «Nelle piscine termali, anche di nostra gestione, il problema si sente meno – spiega – pesano i rincari elettrici, ma resistiamo e andiamo avanti, con fiducia».
Chi ha già chiuso un impianto è Dimitri Barbiero, che con la famiglia è titolare di tre strutture: gli impianti 2000 e Plebiscito in città e uno a Piove di Sacco. «Per il 2000 capitolo chiuso, si riaprirà con la bella stagione nel 2023, perché qui le cifre sono da capogiro e vergognose. In un mese siamo passati da 20 mila euro a 200 mila di costi per le utenze, solo di corrente il balzo mensile è stato da 12 mila a 50 mila euro». Barbiero è arrabbiato e rattristato, soprattutto pensando ai dipendenti: «Ci mettiamo cinque anni per formare un bravo istruttore e ora con queste chiusure tutti stanno andando via, specialmente all’estero – riferisce – rischiamo di perdere anche Stessa cosa accadrà per gli altri 100 dipendenti perché non potremo garantirgli nulla».
L’obiettivo è tenere aperto il Plebiscito, che conta ben quattro vasche, di cui una da 33 metri, dove si allenano anche i campioni vincitori del titolo nazionale di pallanuoto. «Voglio salvare l’attività agonistica istituzionale, anche perché siamo di supporto ad altre piscine che hanno già chiuso in tutto il Veneto. Al Plebiscito abbiamo convogliato gli atleti del 2000 e di altre realtà e così cerco di risolvere almeno un problema: dare continuità all’agonismo».
Nel frattempo per contenere i costi del gas (passati in un mese da 50 mila euro a 140 mila), il patron delle piscine ha deciso di chiudere almeno due vasche: quella esterna, che comunque aveva le ore contate causa meteo e una interna da 25 metri. Da novembre quasi tutta l’attività natatoria sarà nella vasca da 33, perfino l’aquagym, mentre nell’unica da 25 che resterà aperta, prevediamo di abbassare di due gradi la temperatura e se questo non basterà, chiuderemo anche quella». Le cose non saranno facili nemmeno alla voce docce: «Avevamo pensato di mettere il gettone a pagamento, com’è successo in tante strutture in tutta Italia – continua Barbiero – ma ci sembrava scorretto far pagare anche questo alle famiglie che sono in difficoltà come noi. Allora anche qui abbasseremo di due o tre gradi la temperatura dell’acqua, altrimenti metteremo la temporizzazione e terminata la prima doccia da otto minuti, faremo pagare la seconda». Il Plebiscito tra l’altro è una struttura che accoglie l’attività motoria delle scuole e questo servizio non può essere interrotto. «Da anni abbiamo questo ruolo sociale e l’attività con gli istituti scolastici di sicuro vogliamo garantirla – assicura l’imprenditore – quindi studieremo formule nuove, non sarà facile, ma con l’impegno di tutti ce la faremo».
A questa situazione emergenziale però si aggiunge anche la beffa, per chi come Barbiero sa con certezza che sotto l'impianto 2000 scorre una vena d’acqua calda termale: «Quando siamo arrivati abbiamo verificato la qualità dell’acqua – rivela l’imprenditore – scoprendo, dal pozzo del nostro giardino, che sotto la nostra struttura c’è l’acqua che va verso Abano e Montegrotto, ovvero le zone termali. Quest’acqua ha una temperatura costante di 60 gradi e permetterebbe alla piscina di essere indipendente. Invece non ci danno i permessi perché la geotermia è ad appannaggio solo di aziende autorizzate».
La famiglia Barbiero, oltre alle piscine, ai campi da tennis e da padel di proprietà, vanta anche una delle poche piste per pattinare sul ghiaccio. Qui negli ultimi mesi sono arrivati molti atleti professionisti da tutto il Veneto e dal resto del paese, perché quasi il 50% delle piste ghiacciate sono chiuse. «La federazione nazionale chi ha chiesto di resistere, ma anche qui il rincaro è stato incredibile. Per fare il ghiaccio utilizziamo la corrente e siamo arrivati a spendere 80 mila euro al mese, quando prima erano 15 mila. Proveremo a lottare, ma le incognite sono troppe. Bisognerebbe fare lo sciopero delle bollette».—