Salva la vita a una trentenne tuffandosi nel Meschio: «Non ci ho pensato un attimo. Aiutate chi è in difficoltà»

«É stato un gesto d’istinto buttarsi nel fiume per salvarla. Con un braccio la tenevo, con l’altra mano ero aggrappato a delle erbacce sul muro. Poi sono arrivati i soccorsi», inizia così il racconto di Salvatore Scrittore, 51 anni, vittoriese, che lavora nell’ambito agricolo.

Lui è l’eroe che ha salvato la vita alla trentenne finita nel Meschio, martedì pomeriggio. «Quando vedi una persona che ha bisogno d’aiuto non c’è altro da fare che cercare di soccorrerla», dice con spontaneità Salvatore, di nome e di fatto. Un racconto da brividi, il rischio di una tragedia che si è trasformata invece in esempio d’altruismo.

Il dramma sfiorato

«Ho visto questa ragazza che stava camminando lungo il Meschio, poi ha messo giù lo zaino e si è tolta il giubbotto, ha scavalcato il muretto e poi si è gettata dentro al fiume», spiega il cinquantunenne. Salvatore Scrittore non ci ha pensato un attimo e si è precipitato ad aiutarla. L’episodio si è verificato nella zona dell’incrocio tra via Bernardo De Marchi e via Del Maniero.

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«Sono corso lì e le ho detto cosa stava facendo. Ho visto che era in grave difficoltà e chiedeva “aiuto, aiuto”, annaspava e stava per affogare - racconta l’uomo -. Così mi sono buttato, è stato istintivo, non ho pensato a niente, solo a salvarla. Più in là sarebbe entrata in un cunicolo del Meschio e sarebbe stato più complicato tirarla fuori».

La trentenne aveva anche gettato il telefonino per non essere rintracciabile e scomparire nel nulla nelle acque del fiume. «Appariva sconvolta, non diceva niente, non ha parlato e non ho capito cosa avesse o le fosse accaduto - continua Salvatore Scrittore -. L’avevo già vista in città, ma non la conoscevo».

Quindici minuti infiniti

«É stato difficile trattenerla, si agitava, era in stato di shock. Aveva gli occhi fissi aperti e non parlava», spiega il 51enne.

Il Meschio in quel punto è profondo più di due metri e la temperatura stimata dell’acqua era di 9 gradi. Il rischio era che la corrente li portasse via entrambi. «Siamo stati dentro l’acqua per circa un quarto d’ora - ricorda l’uomo -. Sul muro per fortuna c’erano delle erbacce, mi sono tenuto a quelle, altrimenti non avrei saputo dove aggrapparmi, la corrente ci avrebbe portato via. Lei continua a andare giù, non sapeva nuotare, non riusciva a rimanere a galla. Io avevo solamente una mano libera per tenerla su e fuori dall’acqua. Comunque ce l’ho fatta, è andata bene».

I soccorsi

«C’era un’altra persona lì, poi sono arrivati degli immigrati che mi hanno aiutato e subito dopo sono arrivati i soccorsi - prosegue nel suo racconto il vittoriese -. I pompieri con una corda l’hanno tirata fuori, poi hanno aiutato anche me a uscire. Devo ringraziare tutti, pompieri, Suem e carabinieri». Era stato allertato anche l’elisoccorso, oltre alle squadre dei sommozzatori. Entrambi sono stati trasportati in ambulanza all’ospedale di Vittorio Veneto. Non hanno riportato gravi lesioni, ma hanno rischiato l’ipotermia.

«So nuotare, ma non ho mai fatto corsi di primo soccorso. E’ stato l’istinto - ripete Salvatore Scrittore -. Non ho avuto paura, più che altro ho sofferto il freddo, rimanendo dentro acqua per diversi minuti. Una cosa è nuotare, un’altra è dover rimanere fermi e tenere una persona».

Lui non si sente un eroe e ci tiene a ringraziare i soccorritori. «Sono stati tutti gentilissimi, mi hanno messo delle coperte, sono andato in ospedale, ma stavo bene, a parte il freddo. Mi hanno dato da mangiare una minestra calda e poi ho potuto fare ritorno a casa».

Il giorno dopo

Il cinquantunenne vive in località Savassa, ha una compagna e mercoledì è tornato alla sua vita “normale”. É subito tornato a lavorare. Si occupa di attività nell’ambito dell’agricoltura e del giardinaggio.

«Adesso ho un po’ di raffreddore, ma non è niente in confronto a quello che poteva succedere. É andata bene così». Non ha un messaggio particolare da dare, è il suo esempio d’altruismo a contare. «Aiutate chi ha bisogno», questo è il suo pensiero. Non si è preso nemmeno un giorno di riposo, anzi al termine della pausa pranzo dice: «Adesso devo tornare a lavorare».