Ramandan in classe a Monfalcone, il mondo della scuola: «Servono linee guida precise»

MONFALCONE Accesi i riflettori, con la lettera-denuncia di Anna Cisint rivolta al ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara sul ramdan dei bambini, nelle scuole di Monfalcone l’attività continua senza scossoni e, soprattutto, sul solco della «libertà di scelta delle famiglie». Il dibattito innescato dal testo della sindaca, sfociato anche nelle riviste di settore del mondo didattico, come Orizzonte scuola, dove in sostanza emerge la necessità di fissare linee guida nazionali per aiutare i dirigenti ad affrontare il tema emergente, ha tuttavia spinto i genitori di bambini musulmani che si avvicinano al digiuno a spiegare alle maestre la situazione, chiarendone i contorni.

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La dirigente

Lo rivela Gabriella Di Gregorio, la dirigente della primaria a tempo pieno dove quattro famiglie su quattrocento hanno presentato le loro dichiarazioni di assunzione di piena responsabilità in caso di malessere del figlio o della figlia in astinenza dal cibo: «Hanno tenuto a riferire alle insegnanti che i bambini mangiano alle 4.30 interi piatti di pastasciutta e che hanno sempre dietro una merendina per spezzare il digiuno».

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Nel frattempo, dei quattro piccoli, un alunno è stato reinserito alla mensa, gli altri sono prelevati dai familiari durante l’orario di pranzo. «Aveva fame ed è tornato a mangiare», spiega Di Gregorio, che si dice confortata della correttezza della linea mantenuta dall’istituto dall’avvio del mese di Ramadan, «emersa anche nelle riviste di settore, dove il dibattito si è approfondito proprio dopo il caso monfalconese». Tanto più che «una direttiva specifica non c’è e in questo vuoto siamo chiamati a gestire le varie situazioni», sicché l’unico auspicio che la dirigente dell’istituto comprensivo Giacich si sente di compiere è quello di veder partorire il prima possibile delle linee ministeriali. Istanza avanzata anche dal mondo sindacale.

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Libertà di culto

Il tema del resto è complesso e attiene diritti inviolabili, come quello della libertà di culto. Non a caso lo sottolinea anche la collega Francesca Zamar (Randaccio), dove la questione si pone esclusivamente alla Cuzzi, in cui è previsto però un solo rientro a settimana, con pasto consumato in classe. Qui una manciata di famiglie vedono i figli, non solo di nazionalità bengalese, altresì macedone, interessati dal digiuno e la dirigente ha pertanto «lasciato libertà di scelta», pur in assenza di dichiarazioni di piena assunzione di responsabilità in caso di malori. E anche qui, tutti i bimbi, hanno la merendina a portata di mano, nello zaino, nel caso in cui si avverta la fame: sono i genitori a voler il “paracadute” alimentare, preoccupati per i figli.

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L’ex assessore

«Ma certo – commenta l’ex assessore della giunta Pizzolitto I Bou Konate, presidente onorario del centro culturale di via Duca d’Aosta – perché non c’è alcuna costrizione: è una decisione dei bambini. Anche per me è stato così, da piccolo, in Senegal. Prima restai a digiuno poche ore, poi un giorno intero e a 11 anni per l’intero mese. Un giorno speciale, che ancora ricordo, una grande festa. E questo nonostante mio papà mi dicesse di fare meno astinenza, cioè per periodi più brevi: per me era importante riuscirci. Iniziai alla prima scuola, per gradi. Nessuno mi obbligò in alcun modo, perché per la mia religione non funziona così: non c’è costrizione, neanche per l’adulto. È una scelta personale. Il bambino lo fa per emulazione, cerca di diventare adulto. È una sfida, anche psicologica, che rafforza l’io».

«Non si può governare, come sta facendo la sindaca, ignorando la cultura di una parte così ampia della popolazione – conclude –. Deve smetterla di fare campagna elettorale così, non può sparare a zero su cose che riguardano i bambini. Non si tratta neppure di un digiuno pericoloso da un punto di vista clinico, anzi tempra la persona, la fa maturare e la aiuta a crescere. Perché nel periodo di ramadan la continenza, anche nelle parole, è importante, come la preghiera». E in effetti, stavolta, i toni di Konate sono più moderati rispetto all’ultimo intervento, lui stesso lo ammette: perché è in ramadan.

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