Irpef, cresce anche la disugliaglianza fra i quartieri di Livorno (in altre città di più)

L’inchiesta/2

Nell’annata del Covid aumentano le disuguaglianze nella nostra città gonfiando l’esercito dei micro-redditi e, sul versante opposto, il club dei più ricchi (e degli ultraricchi). Non è tutto: aumentano, sia pure solo di una piccola frazione di percentuale, anche le distanze fra i quartieri dal punto di vista del portafoglio.

Lo dice l’elaborazione che Il Tirreno ha condotto sulla base delle cifre fornite dalla banca dati del ministero dell’economia, che mette nero su bianco non solo la “mappa” della ricchezza – almeno di quella agli occhi del fisco – comune per comune ma ora anche all’interno delle città, ritagliando macro-quartieri seguendo le zone dei codici postali.

Prima di tutto, niente potrebbe descrivere la crisi del centro cittadino meglio di questa “geografia” che distribuisce i redditi sulla carta della città: l’area del centro, Venezia compresa, vede scendere ulteriormente l’imponibile Irpef pro capite, praticamente un punto percentuale in un solo anno. Poco più di 21mila euro, dice la dichiarazione Irpef presentata nel 2021: assai lontano dagli standard di zone-bene o quasi-bene come i quartieri sud più Leccia e Scopaia (quasi 26mila euro) e soprattutto lo spicchio di città che da Villa Fabbricotti arriva al mare toccando la Terrazza Mascagni e la chiesa di San Jacopo (più di 28mila euro).

Dov’è la crescita

È proprio quest’ultima a far registrare di gran lunga lo standard di reddito più alto. Di più: è l’unica che anche nell’annata dell’emergenza coronavirus ha visto crescere in modo non trascurabile (più 1,5%) i propri imponibili.

C’è da tener presente che la griglia della suddivisione mostra come almeno una parte dei quartieri popolari nord – ci riferiamo alla fascia che da Corea arriva a Fiorentina e alle Sorgenti – presenti livelli di reddito dichiarato non così lontani da quelli riscontrabili in altri rioni come Stazione, Colline e Coteto: 19.484 euro pro capite gli uni nelle dichiarazioni 2021, 20.731 gli altri.

Sia chiaro, è una “fotografia” che presenta qualche limite: il ritaglio delle zone non avviene secondo criteri socioeconomici o per aggregazioni di quartieri ma semplicemente sulla base delle convenienze del recapito postale.

E le altre città?

Sempre usando le pinze della “spannometria”, guardiamo fuori dai confini locali per capire cosa emerge nelle altre città: anche qui con i limiti del caso perché in alcune città si contano solo due codici di avviamento postale (Cap) e in altre invece sono decine, e senza che si parli di metropoli. Però, pur tenendo presente che siamo un Paese dove l’evasione fiscale è politicamente quasi una virtù, è una occasione unica per guardare in controluce la distribuzione territoriale della ricchezza fin dentro le città, quasi rione per rione.

Passando sotto la lente i dati Irpef relativi alle altre città italiane (ma togliendo dal conto quei limitati casi in cui figurano meno di sei “zone Cap” all’interno di una città), ci si accorge di qualcosa da non sottovalutare proprio sotto il profilo delle disuguaglianze sociali: vale la pena dunque di misurare città per città la distanza fra la “zona Cap” più ricca e quella più povera. Più esattamente: quella dove l’Irpef ha una media a testa più alta e quella dove la ricchezza ufficiale è ai minimi in tale città.

il divario, anzi l’abisso

Risultato: in tutta Italia, eccettuato La Spezia, Perugia e Modena, non esistono città in cui la distanza sia così limitata. A Livorno la fascia di territorio più ricca – come dicevamo è la “zona 57127” fra Fabbricotti e il lungomare di San Jacopo – ha un imponibile Irpef che è 1,57 volte più alto di quella dove gli introiti (ufficiali) sono più bassi: è la “57122” che comprende Shangai, San Marco e Sant’Andrea. A Pisa è 1,60, a Ancona 1,72, a Pescara 1,75 e a Reggio Emilia 1,89. Ma troviamo città dove c’è un divario eclatante fra i due estremi della scala sociale: a Milano fra la zona della Scala e Quarto Oggiaro c’è un abisso: gli uni dichiarano quasi cinque volte e mezzo il reddito degli altri. La differenza si sente eccome anche a Palermo: se il reddito del rione più povero è 100 quello della zona più ricca è 451. A Roma è 413, a Napoli è 330, a Torino 346, a Padova 250, a Genova 248, a Bologna 242, a Firenze 204…

La mappa dei più ricchi

Da non dimenticare che i contribuenti con un reddito complessivo al di sopra dei 120mila euro sono sì nella “zona 57128” (zona sud più Leccia-Scopaia) più del doppio che nella “zona 57127: ma nell’ultimo anno radiografato è proprio quest’ultima, la fascia fra Fabbricotti più S. Jacopo e lungomare a vederne aumentare il numero da 147 a 155. Invece nell’altra scendono da 337 a 331. Può essere curioso sapere che il numero dei contribuenti più ricchi saleanche nelle periferie popolari: da 13 a 14 a Corea, Fiorentina, Sorgenti (57121), da 18 a 19 fra Shangai, Sant’Andrea e San Marco (57122). Proporzionalmente la zona in cui crescono di più è però la “57125” (Magenta, Attias, Calzabigi): da 112 a 126. Proprio la diminuzione della presenza dei contribuenti dello scaglione più alto ci mostra la crisi del centro: i ricchi, da 58 che erano, si riducono a 53.

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