Omicidio Criscuolo, la difesa di Barbara Pasetti:  «Mio marito mi maltrattava chiesi a Gigi di spaventarlo»

PAVIA. La mattina dell’8 novembre 2021 Luigi Criscuolo, 60 anni, commerciante di biciclette a Pavia, scompare da casa. Viene ritrovato morto più di un mese dopo, il 20 dicembre, sotto un cumulo di foglie e rami, davanti all’abitazione di Barbara Pasetti, 40 anni, a Calignano, frazione di Cura. La donna assicura di essere estranea a quel ritrovamento. Ma due mesi dopo viene arrestata e ancora oggi è in carcere, a Vigevano. Per i magistrati è stata lei a uccidere Criscuolo, detto Gigi Bici, con un colpo di pistola alla tempia, nel cortile della sua abitazione, e ad avere poi nascosto il cadavere.

Dopo mesi di silenzio e depistaggi, attraverso false lettere di riscatto, a ottobre del 2022 Pasetti confessa l’omicidio. Un delitto che, nelle dichiarazioni dell’indagata, madre di un bambino di otto anni, ruota attorno a due uomini: Criscuolo, la vittima, e Gian Andrea Toffano, 45 anni, ex marito della donna. «L’8 novembre è successo qualcosa che non doveva avvenire – è l’inizio del racconto che Pasetti fa ai magistrati Valentina Terrile e Andrea Zanoncelli –. Io e Criscuolo ci sentivamo da tempo perché ero una donna sottoposta a una pressione molto forte, con pensieri brutti, il bambino era sotto la mia responsabilità, mio marito mi aveva posto in un difficile stato fisico e mentale, ero molto debole. Mi sono dovuta rivolgere a Criscuolo per poterlo spaventare». E poi i soldi: «Toffano mi doveva 240mila euro, mi servivano per andare avanti».

«Ecco la mia verità»

La verità di Barbara Pasetti, che ora dovrà passare al vaglio di un processo, è contenuta in dieci pagine di verbale in cui la donna chiede scusa alla famiglia della vittima («Vorrei dire alla famiglia di Criscuolo che non volevo ucciderlo») e descrive il contesto in cui è maturato il delitto. Pasetti ammette l’omicidio, ma ridimensiona le sue responsabilità, «che non sono solo le mie», fa mettere a verbale. «L’ho colpito per sbaglio – dice ai magistrati che l’ascoltano –. Ho impugnato la pistola perché volevo spaventarlo ma è partito un colpo».

Riavvolgendo il nastro della sua confessione si torna al motivo che, come in un piano inclinato, ha scatenato gli eventi, fino all’omicidio: il rapporto con l’ex marito, Gian Andrea Toffano, da cui la donna si è separata nel 2019.

«Mi maltrattava»

«Lui è cambiato molto da quando ci siamo sposati, dal 2009 in poi – spiega Pasetti –. Il bambino è cresciuto praticamente solo con me». La donna racconta di presunte violenze subite dall’ex marito, che avrebbero riguardato lei e il figlio. «Ad esempio il bambino ha toccato un giorno un modellino, lui si è tolto la cintura dei pantaloni e dalla parte della fibbia ha colpito il bambino alla schiena. Da lì il matrimonio ha cominciato ad affondare».

Durante l’interrogatorio Pasetti mostra ai magistrati una cicatrice sopra l’occhio. «Vedete? Un giorno Toffano mi ha detto che aveva bisogno di soldi, gli ho dato un collier dicendo che poteva venderlo. Lui mi ha detto “Tutto qui”? e ha preso un vaso scagliandolo e io per proteggere mio figlio sono stata colpita». Pasetti aggiunge: «Dopo ho finalmente deciso di separarmi. Cercavo di dargli dei soldi mensilmente, cercavo di farlo diventare amico del bambino, ma era una cosa un po’ forzata». E il veleno nel caffè dell’ex marito, una circostanza raccontata agli inquirenti da Toffano? «Non è vera quella storia. Se avessi avuto il coraggio di fare una cosa del genere non avrei contattato Criscuolo».

L’incontro con la vittima

Pasetti racconta di essersi messa in contatto con Criscuolo attraverso il carrozziere Lorenzo Destro. «Mi disse che lui poteva sistemare questa cosa – racconta l’indagata –. Ci incontrammo vicino alla mia abitazione. Mi chiese se la casa era tutta mia e mi propose un’arma per potermi difendere». Criscuolo le avrebbe procurato una pistola «per 200 euro». La stessa arma che gli inquirenti hanno sequestrato nell’abitazione di Calignano, a Cura, durante una delle perquisizioni: «Venne a consegnarmela a casa, insieme a un altro uomo. Mi fece vedere come funzionava». Poi le richieste di denaro: «Mi ha detto che andava a parlare con il mio ex marito e mi ha detto che per parlargli voleva 1.500 euro al mese». A un certo punto, secondo il racconto della Pasetti, Criscuolo sarebbe diventato più insistente: «Ha ricominciato a chiedermi denaro. Mi diceva che se non pagavo “erano problemi”. Andava davanti alla scuola di mio figlio, mi diceva che era un pregiudicato. Quel giorno volevo solo spaventarlo».