Le maglie e il suo 10 per l’addio a Edoardo, stroncato da un malore a 28 anni

All’ultima partita di Edoardo Rossini di persone in campo ne sono scese quasi mille, tutte con la stessa squadra, la sua. Lo ha detto, in altre parole, anche il migliore amico Alessandro, a fine liturgia, accompagnato da un gruppo di amici: «Siamo tutti d’accordo su una cosa: il motivo per cui ci siamo avvicinati così tanto tra di noi negli ultimi anni sei tu, una delle tue doti più straordinarie è la capacità di unire le persone».

«È», un verbo al presente, a sottolineare che Edoardo non se ne andrà mai dai cuori di chi lo ha amato, di chi gli ha voluto bene e di chi ha condiviso attimi della propria vita con lui.

Edoardo Rossini, talento del basket, è morto a 28 anni dopo un improvviso malore.

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Gli amici a sorreggere la bara

Giovedì 27 giugno, in duomo a Montagnana, si è celebrato l’ultimo saluto. All’entrata la bara è stata accompagnata fino a sotto l’altare dagli amici e dai vecchi compagni di squadra, oltre che da papà Franco, da mamma Manuela, dalla sorella Francesca e dalla compagna Genny.

Ad attenderlo le tre maglie indossate nella sua carriera da cestista, quella del Montagnana, del Redentore e del Legnago, accompagnate da un mare di fiori: tra tutti la composizione di un grande numero 10, il numero di maglia di Eddy, formato da gerbere bianche, ortensie e felce, e un pallone da basket, composto da crisantemi arancioni.

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L’omelia di don Lucio

«Porto a tutti voi il pensiero, la preghiera e la vicinanza del nostro vescovo Claudio. Il lutto non finisce con il funerale, tutti noi dovremo stare vicini alla famiglia ogni giorno, sarà un percorso lento», ha detto nell’omelia monsignor don Lucio Monetti. «Caro Edoardo, hai giocato una bellissima partita con la tua vita. Trasmettevi passione, amore, pace e serenità. Hai trasmesso valori eterni. Sei stato un ragazzo sempre positivo e solare».

La sorella e gli amici

«So che continuerai ad aiutarmi, come facevi nelle piste da sci, ti ricordi? Io cadevo e tu mi rialzavi», le parole della sorella Genny. «So che mi accompagnerai ancora con il tuo sguardo e che non mi lascerai mai sola. Un giorno, amore mio, ci riabbracceremo e non ci divideremo mai più. Ti porterò per sempre nel mio cuore».

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«Il tuo viaggio non finisce oggi, continua perché hai lasciato un forte segno nelle nostre vite. Eddy aiuta Genny a non arrendersi», hanno infine letto gli amici con emozione. «Ti stiamo scrivendo queste parole dal nostro posto preferito, la nostra mitica casetta, per parlarti ancora una volta. Tu eri un leader, in positivo. La tua anima, per noi una sorta di collante, o come direste tu e Genny una sorta di “campo magnetico”, ha arricchito i nostri percorsi, e siamo sicuri che continuerà a farlo. Tu baciavi, abbracciavi, accarezzavi, ma soprattutto avevi il coraggio di dire “ti voglio bene”, semplici ma potentissime parole. Vorremmo quindi prometterti che seguiremo il tuo esempio, cercheremo di essere come te».

A fine liturgia, i presenti hanno fatto volare in cielo dei palloncini bianchi, accompagnati da due palloncini speciali argento a forma di 10. Poi le lacrime e la musica, seguite da un lungo applauso, dai sorrisi e dagli abbracci, proprio come avrebbe voluto Edoardo.