L’inchiesta a Venezia, altre sette ore di interrogatorio per Boraso: ora la difesa chiederà la scarcerazione

Salgono a 37 le ore di interrogatorio a cui l’ex assessore Renato Boraso è stato sottoposto dai pubblici ministeri Roberto Terzo e Federica Baccaglini.

Venerdì 27 settembre, dalle 12 alle 19, ennesima seduta fiume – la quinta, dall’avvio dell’inchiesta a metà luglio – nella sede protetta della Guardia di Finanza di Mestre, lontano da occhi indiscreti. Dovrebbe trattarsi dell’ultimo interrogatorio. «Ma siamo a disposizione per eventuali ulteriori chiarimenti», le uniche parole fatte trapelare dall’avvocato Umberto Pauro, legale dell’ex assessore tutt’ora detenuto nel carcere di Padova e ieri fatto entrare da un ingresso secondario.

Lapidario il commento sul quinto interrogatorio a cui è stato sottoposto l’ex assessore: «Boraso ha spiegato la sua posizione su ogni singola contestazione». Nei prossimi giorni, l’avvocato Pauro farà istanza di revoca della misura, anche sottolineando che si è dimesso dall’incarico.

Circostanza, questa, che nelle scorse settimane era stata ritenuta insufficiente dal tribunale del Riesame per concedere i domiciliari. Per il Riesame, infatti, sarebbe stato in grado di esercitare un «notevole potere di condizionamento» sui pubblici funzionari pur avendo rassegnato le dimissioni dal proprio incarico pubblico.

L’ordinanza riporta la data del primo di agosto, quasi due mesi fa. Dalle motivazioni del Riesame si colgono i rischi sull’inquinamento delle prove e sulla reiterazione del reato che hanno portato il tribunale a confermare la misura del carcere per l’ex assessore.

Oggi, alla luce dei cinque interrogatori, le cose potrebbero essere cambiate.

Le accuse e le indagini

Come già avvenuto nelle puntate precedenti, l’interrogatorio di ieri ha toccato i dodici episodi di corruzione e turbativa e l’accusa di aver piegato i suoi poteri di pubblico amministratore per favorire una serie di imprenditori “amici”, nell’affidamento di appalti o autorizzazioni, in cambio di denaro. Nei precedenti faccia a faccia erano stati trattati i capi di imputazioni relativi alla vendita dei palazzi Donà e Papadopoli al magnate Ching Chiat Kwong e i tentativi di vendergli anche l’area dei Pili, di proprietà di una società del sindaco Luigi Brugnaro. Tutti accusati di concorso in corruzione, tutti che negano qualsiasi illecito sul punto.

Provvedimenti del Tribunale del Riesame

Sempre ieri, nel frattempo, il tribunale del Riesame ha accolto l’appello della Procura per far tornare ai domiciliari l’imprenditore Marco Rossini. Il provvedimento non è esecutivo, dal momento che l’avvocato Borella, difensore di Rossini, ha già anticipato che impugnerà per Cassazione. A detta dell’avvocato, nell’appello della Procura si parlerebbe di un incontro tra Rossini, Boraso, Cacco e il dg Giovanni Seno che non sarebbe contenuto nell’ordinanza e che le difese contestano apertamente.