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Oasport: Nuoto paralimpico: Super-Italia a Berlino! Morlacchi, medaglie e record
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Grazie Pellegrino, hai predicato nel deserto. Ma ora lo sci di fondo italiano rischia l’oblio

Ha dello stupefacente quanto realizzato oggi da Federico Pellegrino ai Mondiali di sci di fondo in corso di svolgimento a Trondheim (Norvegia). A 34 anni (saranno 35 a settembre) il fuoriclasse valdostano ha vinto un argento superbo nella Sprint alle spalle dell’inumano norvegese Johannes Hoesflot Klaebo, apparso al solito inattaccabile, come se realmente sciasse in una dimensione parallela. Ancora una volta l’italiano ha dato una prova magistrale di come si prepara un grande appuntamento. È arrivato in forma perfetta alla rassegna iridata, oseremmo dire ad un livello che non si vedeva da anni, almeno dalle Olimpiadi di Pechino 2022. E, in effetti, abbiamo ammirato un Pellegrino ‘all’antica’, ovvero veloce sin dalle qualificazioni e che prende di petto la fase ad eliminazione diretta, scegliendo la seconda batteria ai quarti e la prima in semifinale. Ha corso per vincere, non per arrivare secondo. Ha sperato che l’impossibile potesse tramutarsi in realtà, ci ha provato con tutto se stesso. Ma non è bastato. Resta un argento sfavillante. E chissà per quanti anni lo rimpiangeremo…

Sembrerà una iperbole, ma da cinque lustri Federico Pellegrino è lo sci di fondo italiano. Sono 15 anni che nasconde le magagne di un movimento agonizzante, che di fatto si è spento dopo gli ultimi, gloriosi fasti di Torino 2006. In campo femminile, lasciando perdere icone come Stefania Belmondo e Gabriella Paruzzi, non si sono trovati ricambi alle ottime Gabriella Paruzzi, Arianna Follis e Marianna Longa: la mediocrità è diventata un dogma a cui ci si è abituati. La situazione sarebbe stata la medesima anche tra gli uomini, se non fosse stato appunto per Pellegrino, unico erede di fuoriclasse come Pietro Piller Cottrer, Fulvio Valbusa, Giorgio Di Centa e Cristian Zorzi.

Se l’Italia, nello sci di fondo, ha fatto la sua comparsa nel medagliere dei Mondiali nel 2015, 2017, 2019, 2023 e 2025, lo deve solo a Federico Pellegrino (quando non è salito sul podio in solitaria, lo ha fatto nella sprint a coppie con Dietmar Noeckler e Francesco De Fabiani). Di fatto il valdostano ha portato a casa almeno un alloro in cinque delle sue otto partecipazioni iridate, cui si aggiungono i due argenti olimpici nel 2018 e 2022: scusate se è poco. In oltre un decennio ha predicato sostanzialmente da solo nel deserto. Prometteva bene il corregionale Francesco De Fabiani, che tuttavia non ha mai reso veramente secondo le potenzialità che si intravedevano da giovanissimo.

Amici, per quanti anni quella odierna rimarrà l’ultima medaglia conquistata dall’Italia ai Mondiali di sci nordico (ci mettiamo dentro anche salto con gli sci e combinata nordica)? Qualche inguaribile ottimista potrebbe rispondere che, tra qualche giorno, Pellegrino potrebbe nuovamente regalare l’ennesimo capolavoro nella Sprint a coppie. E dopo? Senza il deus ex machina che si è caricato di peso il movimento su spalle larghissime, lo scenario più credibile sembra quello di un lungo e straziante oblio. L’anonimato a cui siamo abituati da anni nel settore femminile, dalla stagione 2026-2027 potrebbe inesorabilmente fare capolino anche nel contesto maschile.

Eppure non manca qualche nome interessante tra i giovani. Ma riusciranno a compiere il grande passo tra i grandi? Negli ultimi anni non è mai accaduto. Pensiamo ad esempio a Davide Graz, che sinora non ha mai trovato una sua dimensione in Coppa del Mondo, o addirittura a Luca Del Fabbro, campione del mondo juniores nel 2019 di cui ora, a soli 25 anni, si sono praticamente perse le tracce. La nuova generazione attuale promette abbastanza bene, tuttavia al momento siamo ben lungi da un’ipotesi di salto di qualità. Si parlava un gran bene di Elia Barp (classe 2002), ma nella stagione in corso non si sono visti tangibili segnali di crescita rispetto alla precedente: pare anzi arenato, come peraltro accaduto a tanti connazionali prima di lui. Annotiamoci inoltre il nome di Martino Carollo, che qualcosa di interessante ha già fatto vedere in Coppa del Mondo. Anche tra le donne qualche speranza c’è con Maria Gismondi e Nadine Laurent: fa specie, tuttavia, vedere come le due azzurrine, nella passata stagione, fossero sui livelli dell’andorrana Gina Del Rio, mentre ora l’iberica le ha lasciate parecchio indietro, facendo sin da subito un salto di qualità al piano di sopra, come testimonia anche la semifinale raggiunta oggi nella Sprint. Il problema, dunque, è sempre lo stesso: qualche buon talento c’è, ma il sistema sembra incapace di valorizzarlo e condurlo al vertice mondiale. Il nuovo Centro Federale in Val di Fiemme aiuterà ad evitare gli stessi errori del passato e magari dar vita ad un circolo vizioso che dia vita ad una rinascita come accaduto all’atletica italiana? Non resta che sperarlo. Perché altrimenti l’argento di Federico Pellegrino a Trondheim rimarrà l’ultima medaglia azzurra in un Mondiale per tanti, tantissimi anni.




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