L’escalation della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina colpisce anche TikTok e WeChat. Dopo aver cercato di affossare Huawei e ZTE un anno fa, il presidente Trump ha firmato un nuovo ordine esecutivo per bloccare tutte le operazioni commerciali tra le aziende negli USA e Bytedance, la società che controlla l’app cinese, nel tentativo di «affrontare l'emergenza nazionale sulla fornitura di tecnologie dell'informazione e della comunicazione». Il ban non è efficace fin da subito, ma diventerà operativo a partire dal 20 settembre.

TikTok minaccia la sicurezza nazionale?

«La diffusione [di app controllate dal governo cinese] continua a minacciare la sicurezza nazionale, la politica estera e l'economia degli Stati Uniti. Per questo è necessario intraprendere un'azione aggressiva contro i proprietari di TikTok per proteggere la nostra sicurezza nazionale», si legge nell’ordine, all’interno del quale viene menzionata anche WeChat, un’app di messaggistica che ricorda WhatsApp ma che ha pochi utenti al di fuori dei confini cinesi. La decisione arriva dopo mesi di crescenti tensioni, che hanno visto il Segretario di Stato, Mike Pompeo, e altri funzionari della Casa Bianca indicare TikTok come una minaccia alla sicurezza nazionale a causa della sua proprietà cinese, fino all’annuncio di Trump di una settimana fa di voler firmare il decreto di «espulsione» di TikTok dal Paese.

Una mossa che è stata complicata dalle voci di una possibile vendita dell’app a Microsoft. Domenica scorsa, l’amministratore delegato dell’azienda di Redmond, Satya Nadella, ha confermato di aver parlato con il presidente Trump per un’acquisizione potenziale dei rami d’azienda di TikTok che riguardano Stati Uniti, Canada, Australia e Nuova Zelanda, ma non è stato firmato alcun accordo preliminare sulla cessione. Microsoft si è impegnata a concludere le discussioni entro il 15 settembre, per cui non è un caso che Trump si sia preso 45 giorni di tempo per valutare la situazione e rientrare nei ranghi qualora «il controllo di TikTok negli Stati Uniti passi in mano ad un’azienda con solidi radici statunitensi».

Cosa succederà a TikTok

Non è chiaro come il ban possa influenzare la capacità di TikTok di operare nel breve periodo: al contrario di Huawei, l’app non necessita di licenze o accordi per il funzionamento del proprio prodotto ma è chiaro che sia Apple che Google potrebbero decidere di rimuovere l’applicazione dai rispettivi App Store. Succederà solo negli Stati Uniti o sarà un’esclusione a livello mondiale? Non è facile capirlo al momento, per cui è possibile che la sopravvivenza di TikTok sugli smartphone di tutto il mondo possa passare soltanto attraverso un’acquisizione da parte di una società con base oltreoceano che operi in soluzione di discontinuità con il passato. Per di più Bytedance non può permettersi di aspettare: Instagram ha già fiutato l’occasione d’oro e ha lanciato - con un tempismo davvero sorprendente, c’è da dirlo – in tutto il mondo Reels, la nuova funzionalità che ti consente di registrare brevi video da condividere nelle tue Stories. Una copia di TikTok sostanzialmente che è già pronta a catturare tutta l’attenzione dei più giovani qualora l’app cinese venga ufficialmente cancellata dagli Stati Uniti.

Ma il presidente degli Stati Uniti ha il potere di bloccare un social network? Ovviamente sì, soprattutto se può farlo accusando TikTok di mettere in pericolo la sicurezza nazionale. Trump ha bisogno di un atto di forza per rafforzare la propria posizione in vista delle elezioni presidenziali di novembre e mettere fuori gioco un social network dove non riesce a imporre la propria leadership può tornargli utile per la rielezione. In più, il passato dell’app cinese non brilla per trasparenza: sono tante le ombre che circolano dietro ai rapporti tra Bytedance e il governo cinese, compresa una cattiva gestione della privacy degli utenti che ha portato a diverse denunce da parte dei principali analisti del settore.

Pechino vs casa Bianca

Non a caso Pechino si è detta contrariata dell’operato della Casa Bianca, minacciando ritorsioni: «La Cina non accetterà in alcun modo il "furto" di una società tecnologica cinese e ha molti modi di rispondere se l'amministrazione continuerà a portare avanti i suoi piani e le loro conseguenze». Considerando i blocchi cinesi a Google, Facebook, Instagram e Twitter è davvero difficile che il governo cinese possa fare la paternale agli Stati Uniti, ma è altrettanto vero che le falle nella sicurezza di Facebook degli anni scorsi non sono sicuramente da meno - e la sede a Menlo Park, in California, basta a giustificare la diversa natura del trattamento? Bisognerà capire – ed eventualmente riflettere – sul monopolio statunitense in atto sul mercato tecnologico. Ieri l’affaire Huawei e oggi la possibile esclusione di TikTok dagli store di Apple e Google dimostrano come si debba ripensare alla posizione di dominio (e di influenza sulle vite in tutto il mondo) che questi colossi tech hanno raggiunto un po' dappertutto.