Il dottor Alessandro Polichetti è un ricercatore dell’Istituto superiore di Sanità. Tra le sue ultime pubblicazioni c’è un resoconto delle ricerche fatte dalla comunità scientifica sul 5G.
Dottore, qual è il risultato degli studi compiuti finora?
«Il 5G non è altro che un'evoluzione della telefonia cellulare come si sono già viste in passato. Non introduce particolari cambiamenti in termini di campo elettromagnetico. Sappiamo molte cose riguardo ai rischi della salute determinati da campi simili a quelli della rete cellulare».
Possono causare il cancro?
«È vero che l’agenzia internazionale della ricerca sul cancro ha inserito i campi elettromagnetici nella categoria dei possibilmente cancerogeni. Ma bisogna stare attenti a non saltare a conclusioni affrettate. Esistono diverse categorie: fattori cangerogeni come il fumo e il sole, il cui rischio è comprovato. Ci sono poi i fattori “probabilmente cancerogeni”, quelli per cui le evidenze sono forti ma non ci sono molti riscontri, come la carne rossa. Infine i “possibilmente cancerogeni”, ovvero sostanze di cui si sospettano effetti cancerogeni per l’uomo sui quali però non sono state trovate evidenze. A questa categoria appartengono i campi elettromagnetici, ma anche il talco».
È necessario installare tante antenne per far funzionare la rete?
«Sì, ci saranno molte antenne sul territorio, più di adesso. Il motivo è che avranno operatività in aree limitate e non serviranno solo per la comunicazione ma anche per un traffico dati che sarà diverso da quello di oggi. E avranno una “latenza” bassisima. Ci saranno tanti utenti e tanti dispositivi, non a caso il 5G è l’internet delle cose. Quindi servono più antenne. Negli anni ’80, per esempio, erano poche e potentissime. Ora il territorio verrà coperto più fittamente con tante celle di minore potenza. I nuovi ripetitor, infatti, potranno servire un numero più limitato di utenti».
Con i ripetitori ovunque saremo più esposti ai campi elettromagnetici?
«Lo siamo di già: se parliamo al telefono vuol dire che c'è campo elettromagnetico. Il fatto che queste antenne saranno meno potenti ci dà legittimità di dire che sono “meno pericolose”, se così si può dire. La potenza di questi ripetitori è paragonabile a quella di un modem con la rete wifi di casa, eppure in casa lo abbiamo quasi tutti. Un altro esempio? All’interno di un forno a microonde viene sprigionato un campo elettromagnetico di gran lunga superiore».
Eppure ci sono studiosi che pensano che l’uso del telefonino faccia venire il cancro...
«Siamo a contatto con le onde della rete mobile ormai da anni e non sono state trovate evidenze di questo tipo. È vero che parliamo di tecnologie passate, ma non abbiamo motivo di ritenere che sotto il punto di vista biologico il 5G abbia effetti diversi rispetto al 3G o al 4G. Inoltre dobbiamo fare una precisazione: i campi elettromagnetici sono emessi sia dalle antenne sia dai cellulari. I telefonini non sono potenti, ma sono molto più vicini delle antenne. Alcuni studi hanno dimostrato un legame tra l’uso dei telefonini e alcuni tipi di cancro: tuttavia anche in questo caso ci sono evidenze ma nessuna prova».
Perché non è stato provato?
«Il limite di questi studi è che prima si trovano le persone malate e poi si va a vedere nel passato quanto sono state esposte. Si procede a ritroso ricostruendo le abitudini delle persone. Spesso chi partecipa allo studio conosce già l’obiettivo della ricerca. Questo a mio parere è un limite che mi porta a classificare il cellulare come un agente “possibilmente cancerogeno”. Significa che esistono studi che ci danno solo dei sospetti».
Quindi lei esclude che ci sia qualsiasi tipo di conseguenza?
«No, ci sono delle conseguenze. L'energia elettromagnetica viene assorbita dal nostro corpo sotto forma di calore. Se immagazziniamo troppo calore, lo espelliamo come facciamo come durante l’attività fisica. Esistono inoltre limiti di esposizione a un campo elettromagnetico che valgono per tutte le frequenze, non solo per quelle della telefonia mobile. Questi limiti variano dai 40 ai 60 volt al metro per la rete telefonica, ma sono quasi impossibili da raggiungere. Inoltre va chiarito che questo è un limite internazionale, in Italia la legge ha stabilito una cautela ulteriore con massimali più bassi: il limite per certe aree (come scuole e parchi) è di 6 volt al metro. Cioè fino a dieci volte di sotto della soglia massima».
Questo vale anche per le nuove antenne?
«Sì, il 5G non è altro che una nuova infrastruttura e dovrà, come le altre goà esistenti, rispettare questi parametri. Non ha alcun senso sospendere l’installazione di queste antenne che avranno le stesse limitazioni. E in più quelle più antiquate sono destinate a essere dismesse». —
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