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Trump promette: “Con me altri quattro anni”. E scalda le milizie

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Trump promette: “Con me altri quattro anni”. E scalda le milizie

Pronti i ricorsi: «Gli americani hanno il diritto di sapere chi ha vinto»

AUSTIN. «Il mio nome è Carlos, faccio parte del presidio a guardia del memoriale di Alamo dedicato ai soldati caduti, difendo la nostra storia, il nostro Paese, la nostra identità». Militanza, patriottismo, secondo emendamento: sono i principi dei Trump Warriors, le milizie armate che nelle piazze d’America hanno affrontato Black Lives Matter, sinistra radicale e talvolta polizia. Difendono le città dai saccheggi e dal revisionismo che prende di mira Cristoforo Colombo e le statue confederate, e ora sono pronti a stringersi attorno al «nostro presidente», Donald Trump, il quale ha detto di volersi dichiarare vincitore subito per mettere alle corde Joe Biden ed evitare la conta dei voti per posta: «L’America ha diritto di sapere chi ha vinto, starò altri quattro anni alla Casa Bianca». E che, in caso di risultato contestato, minaccia una feroce battaglia legale. Così il comandante in capo è pronto a difendere la leadership, sicuro della fedeltà dei suoi guerrieri.

Trump pubblica un video in cui balla YMCA per racimolare voti, ma l'idea lascia perplessi tuttifoto da Quotidiani localiQuotidiani locali

Li abbiamo incontrati ad Austin, capitale del Texas, davanti al monumento dei caduti dell’Esercito del sud, e a San Antonio al mausoleo di Fort Alamo. Carlos ci spiega chi sono e cosa fanno: «Il nostro gruppo si chiama Texas Freedom Force e presidiamo il cenotafio. Ci sono criminali determinati ad abbatterlo come accaduto in altre città». Non si considerano suprematisti, prendono le distanze da Boogaloo e Proud Boys, tra loro ci sono militanti di origine ispanica, come Carlos, a cui chiediamo come mai vi sia tale risentimento contro certi monumenti. «Non ha senso, vogliono distruggere simboli che non hanno nulla a che fare con il razzismo, se la sono presa anche con la statua del musicista Stevie Ray Vaughan, atti di ignoranza criminale». Perché Trump? «Io guardo i fatti, Trump ha fatto cose giuste, sull’America First e la difesa del Secondo emendamento, un diritto fondamentale per la salvaguardia di identità e sicurezza. Biden vuole vietare la vendita di armi e Kamala Harris vuole aumentare le tasse, non c’è molto altro da dire».

Usa 2020, come funziona il voto negli Stati Unitifoto da Quotidiani localiQuotidiani locali

Il viaggio tra i guerrieri prosegue nei sobborghi della Georgia: Stone Mountain, l’iconica Roswell, Ovington, meglio conosciuta come la Hazard dei cugini Bo e Luke Duke e del loro bolide arancione chiamato Generale Lee. Conosciamo un volontario dei III Percenters, la milizia patriottica il cui nome deriva dal 3% di coloni americani che imbracciò il fucile contro i britannici durante la Rivoluzione americana. Non vuole farsi riprendere, è stufo di essere definito «razzista», ma se la prende con Barack Obama che nel 2015 mise al bando ogni genere di rappresentazione che richiamasse simboli confederati, compreso il telefilm Hazard. Più a nord c’è Dalton, dove corre per la Camera Marjorie Taylor Greene, la conservatrice anti-sistema che strizza l’occhio al movimento cospirazionista QAnon. Qui il presidente è ben voluto grazie alla seconda moglie Marla Maples, originaria di questa contea. Ci fanno entrare nel quartier generale Trump 2020, ma ci guardano con sospetto, certi giornalisti non sono graditi.

Elezioni Usa 2020, tutto quello che c'è da sapere: dall'apertura dei seggi a quando sarà annunciata la vittoriafoto da Quotidiani localiQuotidiani locali

«Il comandante in capo sta facendo qualcosa che troppo a lungo un presidente non ha fatto, creare coesione attraverso educazione ed interessi comuni, qualcosa che abbiamo perso negli ultimi decenni». A parlare è il coordinatore Ed Painter, veterano di guerra, moglie nordcoreana, genero ispanico, il suo miglior amico è pachistano, anche lui attivista. Ci tiene a sottolineare che il suo presidio non è come i Grand Old Party dei gradi centri: «Sembrano country club dove si fa politica sul divano sorseggiando mimosa, qui beviamo caffè e maciniamo chilometri». Da queste parti si mormora che Trump sia un repubblicano atipico: «Lui crede nell’America First, nel Paese dei valori con cui siamo cresciuti». E mostra il cappellino, è istruttore della NRA, la lobby delle armi, anche qui il secondo emendamento è una sacra scrittura: «E’ una questione culturale, viene dalla nostra storia». In Georgia Trump ha voluto incontrare i suoi guerrieri in uno degli ultimi comizi della campagna, il risultato è stato un bagno di folla. A dispetto dei sondaggi nel profondo sud la maggioranza silenziosa che quattro anni fa lo portò alla vittoria non solo è cresciuta, ma non è più tanto silenziosa, pronta ad agire a un segnale del comandante in capo. Vero Ed? «Nessun dubbio al riguardo».




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