Il Gallo, un quartiere di Montecatini affossato dalla crisi
Negozi e attività chiuse, per le strade solo auto di passaggio ma il declino non è colpa delle restrizioni causate dal virus
Montecatini. Nella zona del Gallo la chiusura totale non è diretta conseguenza delle restrizioni imposte per arginare il contagio, queste semmai hanno ingigantito la tendenza in corso da tempo. Certo, dal mese di marzo (con il lockdown) in avanti la situazione è peggiorata ancora, ma il Covid e le sue conseguenze c’entrano poco con lo scenario attuale del quartiere. Una piccola area commerciale abbattuta dalla crisi, quasi sconfitta.
Da un po’ di tempo ha chiuso anche il negozio di alimentari e panetteria, il cartello vendesi sul portone suscita tristezza. Lì dietro, all’inizio di via dello Zizzolo, il night club Bimbo’s, con il suo ingresso e la cancellata colorati d’azzurro, cade sotto i colpi dell’incuria. Nel piazzale ricoperto di erbacce c’è pure un furgone abbandonato. E parecchio silenzio. Il locale aveva aperto i battenti nel 1959, è stato il più longevo in Valdinievole, ma difficilmente tornerà ai fasti che furono.
Dall’altra parte della strada che segna il confine tra Montecatini e Pieve a Nievole, ci sono altri fondi commerciali vuoti, almeno tre. Anche qui rimangono soltanto i cartelli affittasi e vendesi, c’è poca differenza. La panoramica suscita sconforto, inquietudine, non c’è anima viva. Le due luci ancora accese – un’attività di parrucchiere e un negozio di mobili – sono baluardi contro la desolazione completa in cui è ormai avvolto l’isolato. Resiste per fortuna lo storico ristorante Il Gallo, questo sì punito, e parecchio, dal coronavirus.
«Praticamente, noi con gli incassi siamo a zero, forse arriviamo al 5% di prima», dice Stefano Bartolozzi, il titolare. Conosciutissimo sul territorio, Il Gallo ai tempi buoni metteva a sedere giovani e meno giovani fino a tarda notte. Era la sua forza: l’antipasto a buffet e la pizza più o meno sempre quando calava il buio. Tranne che a pranzo. Figuriamoci ora con la chiusura imposta alle 18.
Ancora Bartolozzi: «La cucina è praticamente chiusa, facciamo un po’ di asporto e di consegne a domicilio la sera, soprattutto nel fine settimana, ma con un menù ridotto. A pranzo è inutile aprire ora: non lo abbiamo mai fatto, e poi le pause pranzo fuori sono praticamente scomparse, visto che molte persone restano a casa in smart working. Abbiamo 8 persone in cassa integrazione, e meno male che c’è questa soluzione per i dipendenti. Comunque, dobbiamo accettare la situazione per quella che è, attendiamo gli eventi, nella speranza di uscire il prima possibile da questa pandemia. Non è solo un fattore economico, ma anche psicologico. Nei mesi di riapertura (tra giugno e settembre, nda), dove siamo riusciti a lavorare, ma a singhiozzo, abbiamo notato molti timori e molte ansie nelle persone nel venire a cena al ristorante».
Senza neppure il movimento che portava Il Gallo, questo sembra un quartiere dimenticato. Eppure ci sono molte abitazioni nei dintorni, il luogo è trafficato perché di passaggio (ma solo per le auto, che non si fermano) vicino com’è alla Camporcioni, alla nuova Esselunga, all’area commerciale di via della Nievoletta (Expert, Brico Io, Eurospin). «È una zona dove c’è il coprifuoco fin dalla mattina, anche senza il lockdown», chiude Bartolozzi. —
Luca Signorini