Contagiati Covid, Pavia è 15esima in Italia da inizio epidemia. Negli ultimi dieci giorni sfiorati i 3mila casi
L’analisi dell’epidemiologo Buzzetti: «E se avessimo fatto molti tamponi a marzo sarebbero stati diverse migliaia in più»
PAVIA. È in buona compagnia, con province e città medio grandi sul territorio nazionale: Pavia si fa strada nella classifica delle più contagiate d’Italia. Contagiate dal virus Covid-19, che qui si muove con una velocità che nulla ha da invidiare a quella del marzo-aprile scorsi. Anzi, è più alta. Nella classifica dell’epidemiologo bergamasco Roberto Buzzetti, specialista in statistica medica, sono appunto le cifre a parlare. Due in particolare inchiodano alla sedia: Pavia è al 15° posto nella classifica delle 25 province con il maggior numero di casi, che sono stati 10.148 in otto mesi, da febbraio al 31 ottobre, mentre è in 8ª posizione tra le 25 province con la maggiore densità di casi ogni 100mila abitanti: in tutto 1.854.
Dieci giorni terribili
Sono stati veramente dieci giorni terribili quelli dal 22 al 31 ottobre scorso per la provincia di Pavia. Situazione che sembra proseguire. Per sintetizzare si può tradurre in questo dato: hanno prodotto 2.657 casi Covid, un’impennata tale da farla collocare al 21º posto della classifica delle 25 province più virulente d’Italia. Se si considera poi che nei primi otto mesi i pavesi positivi al Covid sono stati 10.140, si comprende il cambio di velocità che l’epidemia ha subìto nella seconda metà di ottobre.
«Certamente è un dato importante, sul quale possono aver influito fattori diversi – spiega Buzzetti –. Il più incisivo può essere stato il gran numero di tamponi che oggi si fanno, non solo per sostegno diagnostico ma anche sui contatti stretti con positivi al Coronavirus. Questo dato non lo trovavamo nel corso della prima ondata dell’epidemia, quando ai tamponi si sottoponevano solo le persone che manifestavano sintomi seri». «Una cosa è certa – prosegue Buzzetti –, il virus non è mai diventato più buono, semplicemente adesso si vive di più al chiuso e i contagi sono intrafamiliari perchè stando al chiuso si è più colpiti dal Covid-19».
L’influenza della metropoli
Un altro capitolo analizzato dall’epidemiologo è quello sulla densità di casi rapportata al numero degli abitanti rilevati nelle province italiane. Se Pavia è 8ª nella classifica nazionale dall’inizio dell’epidemia c’è un motivo di fondo: «La vicinanza con Milano, la metropoli, ha influito e sta influendo – sottolinea Buzzetti –. In questo momento la parte occidentale della Lombardia è molto colpita dal virus. Mi riferisco a Milano, Monza, Varese, anche a Pavia. La cosa è diversa, invece, nella parte orientale della Regione: parlo, ad esempio, di Bergamo e Brescia, molto provate dalla prima ondata epidemica e ora risparmiate da questa seconda. A cosa è dovuto tutto questo? Dipende da come i casi si spostano: conta certamente il fatto che ci si muova verso il capoluogo lombardo, ma i bergamaschi, pur facendo altrettanto, non ne escono particolarmente colpiti. Perchè? Semplicemente hanno imparato la lezione e stanno attenti al distanziamento. Voi invece ancora dovete prenderne atto fino in fondo».
Trend a confronto
L’analisi dell’epidemiologo potrebbe terminare con una proporzione ardita: la velocità di epidemia rilevata negli ultimi 10 giorni in provincia di Pavia (2.657 casi) applicata ai primi otto mesi del 2020 avrebbe prodotto circa 63.700 contagi, anzichè i 10.140 effettivamente rilevati.
«Non è escluso che ci fossero – conclude Buzzetti –. Non possiamo negare questa possibilità. Sarebbe bastato sottoporre ad esame rinofaringeo molte più persone. Probabilmente i contagiati, lievi o asintomatici, erano intorno a noi. E non ce ne siamo accorti». —