"Potremmo doverlo modificare...". La verità sul vaccino anti Covid
Nei giorni scorsi è stata annunciata l'efficacia del candidato vaccino contro il Covid-19, messo a punto dalla Pfizer. Una notizia che ha ridato speranza ai ricercatori e alla popolazione mondiale, già duramente provata dalla pandemia. Ma, secondo uno dei premi Nobel 2020 per la Medicina, l'antidoto potrebbe avere bisogno di ricevere alcune modifiche più avanti.
Michael Houghton, premio Nobel 2020 insieme a Harvey J. Alter e Charles M. Rice, ha commentato la notizia del prossimo arrivo del vaccino, in un'intervista al Messaggero: "Un'ottima notizia- ha detto- Fa bene anche al morale. È davvero impressionante venire a sapere che il loro vaccino a RNA sia efficace al 90%". Ma qualche domanda rimane, dato che le persone a cui è stato somministrato il candidato vaccino sono state seguite solamente per due mesi: "Devono monitorarle ancora a lungo per capire se la protezione sarà duratura- spiega Houghton- Ci sarà bisogno anche di capire se gli anziani sono coperti o hanno bisogno di un richiamo".
Non solo. Perché forse i vaccini messi a punto contro il Covid-19 potrebbero aver bisogno di essere modificati: "I tempi, per tutti, sono stati molto brevi tra il momento in cui è stato identificato il virus e la disponibilità del vaccino, che speriamo che sia quanto prima", ha chiarito il premio Nobel. Per questo, "appena inizierà la somministrazione, dovremo valutare alcuni ulteriori parametri", come la "potenza di immunizzazione" e la durata, che potrebbero implicare una modifica. Il Sars-CoV-2, spiega l'esperto, "può essere sconfitto solo con il vaccino. Ce lo insegna anche la storia. Ora abbiamo una tecnologia fantastica che ci permette di lavorare anche in tempi rapidi". I farmaci sono utili per i pazienti che si sono già ammalati, ma il virus scomparirà solamente quando avremo il vaccino e, "vista la velocità con la quale si sta lavorando, avrà bisogno di messe a punto, ma è la nostra unica arma". Michael Houghton, Harvey J. Alter e Charles M. Rice hanno scoperto il microrganismo alla base dell'epatite C e ora il loro gruppo sta studiando un antidoto contro l'epatite C. Ma, da qualche mese, anche loro si sono concentrati nella ricerca di una antidoto al Covid-19: "Anche noi abbiamo concentrato gli sforzi per un nuovo vaccino. Potrebbe essere pronto nella prossima primavera".
La pandemia da nuovo coronavirus sembra aver aperto gli occhi a governi e ricercatori e pone le basi per un lavoro futuro. "Mi sembra evidente che tutti i governi si sono resi conto dell'emergenza- osserva Houghton- Ma dobbiamo essere consapevoli, a nostra volta, che ci aspettano altre epidemie. E dobbiamo essere davvero preparati per la prossima pandemia, che potrebbe essere pericolosa come quella di Covid-19". Inoltre, la attuale epidemia ha dimostrato la possibilità di mettere a punto vaccini più velocemente, lavorando tutti insieme, sia dal punto di vista della ricerca, che da quello governativo. Questa situazione, sottolinea Houghton, deve far riflettere sull'importanza delle virologia: "Come si vede, una pandemia può colpire ognuno di noi, anche il più forte". E ribadisce: "Dobbiamo, da ora, essere pronti a rispondere a nuove emergenze. E lo possiamo essere solo se si finanzia in modo corretto il lavoro degli immunologi, dei virologi e degli infettivologi".