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Emilia Romagna, il direttiore regionale Versari: «Sono almeno centomila gli studenti emiliani che a casa non ce la fanno»

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«Nelle scuole dell'Emilia-Romagna si conferma un ridotto tasso di circolazione del virus. Ad oggi, infatti, siamo fra il 2 e il 2,5% di studenti contagiati e circa un punto in più per quanto riguarda i docenti». A riferirlo è Stefano Versari, direttore dell’Ufficio scolastico regionale, nel corso di un’audizione in commissione Cultura alla Camera. Oltre al Covid, però, Versari ci tiene ribadire ai parlamentari il problema della mancanza di insegnanti da reclutare. «In Emilia-Romagna sono state completate tutte le operazioni di supplenza ma per poter nominare circa 15 mila supplenti, abbiamo dovuto convocare 116 mila persone. E non sono bastate, perché abbiamo dovuto dare alle scuole l'incarico di nominare circa 2 mila supplenti. È una cosa che non si era mai verificata e che ha reso sostanzialmente ingestibile la situazione».

Uno dei problemi principali riguarda il sostegno gli alunni con disabilità. Quest’anno, segnala Versari, «ho autorizzato oltre 10 mila posti in deroga. Il problema è che non abbiamo docenti di sostegno formati dalle Università». Il dirigente ricorda che il decreto ministeriale prevede circa 20 mila posti nelle università per formare insegnanti di sostegno: «Di questi il 17% va al Lazio, il 24% alla Sicilia e il 2% all’Emilia-Romagna. Con questo contingente, però, non coprirò mai i posti di sostegno che ci servono anche se una legge mi autorizzasse a fare i concorsi. Perché non ho i docenti specializzati». Quindi, insiste il direttore dell’Ufficio scolastico regionale, «bisogna ripartire dai numeri dell’università, altrimenti i docenti non li avremo mai».

Quanto alla didattica a distanza, incalza Versari, studiare a casa «è difficile, se non impossibile, per un’ enormità di ragazzi. E fornire i computer non risolve il problema». «Mi pare non sia stato compreso a livello politico complessivo il problema della povertà educativa- bacchetta Versari- in Emilia-Romagna abbiamo 30 mila studenti, su un totale di 600 mila, che accedono ai contributi per il diritto lo studio. Un numero abbastanza contenuto». Ma il problema non si limita a questo. Per questo Versari invita a «prendere consapevolezza» del fatto che la difficoltà della didattica a distanza è legata «anche alle condizioni familiari a casa».

Tra i dati rilevati da Invalsi, spiega il direttore dell’Ufficio scolastico regionale, c’è anche un indicatore che riguarda proprio questo aspetto: quante persone vivono nella stessa casa, quante stanze ci sono, lo studente ha o meno una camera dove poter studiare, ha a disposizione una biblioteca o un’enciclopedia. «Da questi dati - conclude Versari - emerge che gli studenti che hanno un’alta difficoltà a casa per il contesto casalingo sono almeno 100 mila in Emilia Romagna. Ed è una stima prudenziale». —




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