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Frigo speciali, tempi, Arcuri. I mille dubbi su come verrà gestito il vaccino del Covid

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Dopo l'annuncio dell'efficacia al 90 per cento del vaccino Pfizer-Biontech, e l'imminente firma di un contratto con l'Ue per l'acquisto di 300 milioni di dosi, sta per partire la più grande operazione di distribuzione a livello planetario della storia. Alla vigilia di questa importante sfida sono molti i dubbi e poche le certezze.


Prima di tutto la questione cruciale è quella di capire se, una volta ottenuto il vaccino, saremo protetti per sempre e se saremo contagiosi. Panorama ha interpellato i vertici della Pfizer chiedendo prima di tutto se il Covid diverrà una malattia endemica come quella dell'influenza, che riappare mutata ogni anno e che richiede un vaccino sempre diverso. In questo caso la corsa al vaccino si ripeterebbe ogni autunno e sempre con il rischio di non poterlo ottenere e di ammalarsi.

«Questa è la questione su cui stiamo indagando in questo momento» spiegano i vertici della Pfizer. L'eventualità della vaccinazione stagionale, e dunque che il vaccino funzioni solo per un periodo di tempo limitato, è assolutamente uno scenario possibile. C'è ancora molto da imparare sul tipo di protezione che abbiamo sviluppato e dunque al momento non possiamo essere certi su che cosa succederà in tempi lunghi, dell'ordine di un anno o più. Per esempio non sappiamo se il virus cambierà e nemmeno quanto sarà lunga la durata della protezione che verrà conferita con il nostro vaccino. La buona notizia, però, è che noi abbiamo in mano una tecnologia adatta sia a somministrare richiami del vaccino nel tempo, per prolungare l'efficacia, sia ad affrontare il problema di mutazioni del virus. Questa tecnologia è quella cosiddetta dell'mRna, una che ci consente di essere ottimisti anche nello scenario di evoluzione verso una "malattia stagionale". L'altra questione cruciale è infatti questa: il virus potrebbe in futuro mutare a tal punto da sottrarsi all'azione dei vaccini?

«Il virus potrebbe certamente mutare in maniera importante ma la tecnologia a mRna, e questa è la nostra forza, ci mette in grado di essere rapidissimi nel modificare il vaccino in maniera tale da rispondere alle nuove mutazioni. Tra l'altro, siccome il nostro vaccino non usa un vettore virale, non vi sono rischi di una risposta anticorpale contro il vettore stesso, e dunque si possono fare tutti i richiami che sono necessari».

No si sa ancora se una persona vaccinata, pur non essendo ammalata e non avendo sintomi, sia in grado comunque di infettare altre persone. La risposta, presumibilmente, arriverà quando Pfizer-Biontech pubblicheranno risultati dettagliati delle loro sperimentazioni. Dovremo quindi portare ancora la mascherina? Dipende proprio da questo, se o no il vaccino sia in grado di rendere la persona non contagiosa e questo non lo sappiamo ancora. Sicuramente si tratta di una possibilità. In sintesi, il quadro prospettato dalla Pfizer, che lascia aperta la possibilità di somministrazioni ripetute, per non dire di vaccinazioni annuali, fa capire quanto il problema dell'efficienza della distribuzione sarà cruciale. Ieri, dopo alcune discussioni nelle quali sembrava che Giovanni Rezza, attuale Direttore generale della Prevenzione presso il Ministero della Salute, dovesse prendere l'incarico di elaborare il piano sanitario di distribuzione, quest'ultimo è stato invece affidato al commissario dell'emergenza Domenico Arcuri il quale ha già incontrato ieri i delegati della Pfizer e sta pianificando la distribuzione. Stando alle prime indiscrezioni giunte a Panorama questo sarà l'ordine di somministrazione man mano che le 3,4 milioni di dosi del vaccino Pfizer e quelle dei successivi vaccini arriveranno (AstraZeneca distribuirà il suo entro Marzo 2021): prima agli operatori sanitari e agli operatori nelle strutture di assistenza a lungo termine (a partire dal 20 Gennaio), poi alle persone particolarmente a rischio a causa della presenza di condizioni di salute precarie, poi alle persone a rischio e con comorbidità e infine ai lavoratori essenziali, a quelli che non possono osservare il distanziamento sociale e ai gruppi economicamente più svantaggiati. Sarà coinvolto l'esercito che dovrà organizzare i luoghi di deposito adatti a conservare il vaccino a –75°. Saranno poi sicuramente i medici di famiglia, pediatri, ospedali, Asl a somministrare il vaccino ma si starebbe pensando di ampliare la rete con altri centri esterni secondo criteri allo studio dal commissario Arcuri e il suo gruppo.

Intanto la Germania sembra avere idee più chiare sull'organizzazione della distribuzione: secondo il Wall Street Journal starebbe organizzando un deposito centrale di vaccini, sessanta centri di smistamento regionali, centri ad hoc per la somministrazione, inclusi padiglioni di fiere e due app per gli 83 milioni di cittadini. Tutto dovrà essere pronto per metà dicembre. Più indietro nella preparazione gli Stati Uniti: un programma federale prevede la distribuzioni ai vari Stati che però devono ancora organizzare la distribuzione, la quale prevede difficile nelle zone rurali.

La Commissione Europea si è assicurata finora 300 milioni di dosi del vaccino AstraZeneca, 300 milioni di quello Sanofi-GSK e 200 milioni di quello Johnson & Johnson. Questi vaccini arriveranno entro la prossima primavera. Significa che entro Giugno nelle farmacie vi sarà la possibilità di scegliere tra diversi vaccini, anche in base al prezzo. Quello dell'AstraZeneca costerà circa 2,5 euro a dose, dovrà essere "richiamato" a distanza di 28 giorni, e richiederà una temperatura di conservazione molto bassa anche se non così bassa come il vaccino Pfizer-Biontech. L'Ema (European Medicine Agency) dovrebbe dare l'approvazione di quest'ultimo, quello di Pfizer-Biontech, entro fine dicembre. Se anche dovesse esserci un ritardo, la distribuzione partirà comunque per fine Gennaio.

Visto che l'Europa avrà prima o poi, entro l'autunno, un portafoglio di vaccini veramente ampio ci si chiede quale davvero convenga comprare. Protezione a una certa percentuale non significa che se, per sfortuna, si è fuori dalla zona di efficacia (per esempio nel caso di quel 10 per cento di non efficacia del vaccino Pfizer-Biontech) ci si debba per forza di cose ammalare gravemente. Il vaccino conferirebbe una forma di blanda protezione tale da mitigare l'infezione e i sintomi. Gli esperti della Pfizer-Biontech non hanno voluto commentare su se o no il loro vaccino possa essere una scelta migliore di altri. Una prima risposta arriverà a inizio dicembre, quando saranno pubblicati i dati di AstraZeneca (che usa il metodo del vettore virale) e Moderna (che però usa la tecnica del mRna come quello di Pfizer-Biontech). Qualcosa si può già dire: uno studio sui macachi il vaccino di AstraZeneca induce immunità, ma il virus continua ad albergare almeno per un periodo limitato nelle vie respiratorie rendendo dunque questi animali ancora contagiosi. Nessuna conclusione può essere tratta ancor su cosa succederà negli esseri umani: lo studio sui macachi è stato effettuato sotto certe condizioni di carica virale e bisogna tenere presente sempre che si tratta di una specie animale differente da quella umana.

Infine nella gerarchia di certezze bisogna includere anche l'assicurazione della Commissione europea che tutti gli Stati Membri avranno accesso ai vaccini nello stesso tempo. La differenza la faranno poi le capacità dei governi di distribuire rapidamente ed efficientemente i vaccini. Ed è qui che si giocherà la vera sfida per l'Italia.




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