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Giannini: «I jihadisti hanno arruolato il virus»

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«Gli attacchi di Nizza e Vienna non ci hanno sorpreso» dice a Panorama Lamberto Giannini, direttore centrale dell'Antiterrorismo. «Da tempoc'è una propaganda fortissima di Al-Qaeda e dell'Isis per colpire l'Europa, sfruttando anche la pandemia».

Da mesi cresce l'attività degli estremisti islamici sul web incitando ad attaccare l'Occidente, specie da quando è comparso il Covid-19. Il virus per loro è un soldato e hanno "arruolato" la pandemia». Il prefetto Lamberto Giannini è il direttore centrale della Polizia di prevenzione, cioè l'antiterrorismo. Gli attentati di Nizza e Vienna hanno riacceso i riflettori sul jihadismo anche se l'attenzione non è mai calata e dal gennaio 2015 sono oltre 500 i soggetti a rischio espulsi dall'Italia.

Gli attentati di Nizza e Vienna vi hanno sorpreso?

Non ci hanno stupito, da tempo c'è una propaganda intensissima su riviste di Al Qaeda e dell'autoproclamato Stato islamico che invitano a colpire in Europa. Strumentalizzano il Covid, definito un soldato, una punizione per i miscredenti che va sfruttata dai combattenti. Non confondiamo la sconfitta militare dell'Isis con l'insidia del web che raggiunge le persone dovunque.

I flussi migratori dalla Tunisia sono nel mirino ancora di più dopo il caso di Brahim Aoussaoui, il terrorista di Nizza sbarcato a Lampedusa. Come funziona la collaborazione con i tunisini?

Sui fronti più caldi del terrorismo maggiore collaborazione significa avere risultati migliori. È in vigore un protocollo tra il Casa (Comitato di analisi strategica antiterrorismo, nrd) e l'antiterrorismo tunisino, i contatti vanno intensificati e, nonostante le loro oggettive difficoltà nella gestione dei migranti, molti estremisti ci vengono segnalati e molti li intercettiamo, li respingiamo o li espelliamo.

E i controlli su chi sbarca in Italia?

Personale della Digos affianca quello dell'immigrazione nelle procedure di identificazione, foto-segnalamento, prelievo delle impronte digitali. Poi perché detenuti dai curdi. Le generalità e soprattutto le impronte digitali consentono così un controllo immediato.

ma è un numero altissimo di potenziali terroristi.

L'espulsione di soggetti radicalizzati è una delle misure più efficaci. Il terrorismo marxista-leninista impiegava mesi per preparare un attentato, oggi soggetti radicalizzati decidono da un momento all'altro di agire con un'automobile o un coltello da cucina. Noi percepiamo una radicalizzazione con attività tecniche o informazioni, ma a discorsi espliciti non segue immediatamente un'azione. Pur non potendo ipotizzare giuridicamente un tentativo, il rischio è troppo elevato e il soggetto viene allontanato con provvedimenti del ministro dell'Interno, del prefetto o, nel caso di detenuti, del giudice di sorveglianza.

Polizia e Carabinieri hanno arrestato molti richiedenti asilo e ospiti nei centri di accoglienza.

Intanto, sono 183 i tunisini espulsi dopo contatti con le autorità di quel paese. Qualcuno dei 500 allontanati dall'Italia poi viene arrestato, altri sfuggono ai controlli e li abbiamo ritrovati nei teatri di guerra. Su tutti loro abbiamo degli «alert» per impedirne il rientro in Italia. Le operazioni sono state parecchie: in quella chiamata «Terre vaste» un kickboxer italo-marocchino e il fratello di un foreign fighter deceduto iniziarono una corrispondenza con Raqqa finché arrivarono delle indicazioni, che intercettammo, con le quali un emiro chiedeva di farsi esplodere qui. In Campania, in collaborazione con il Ros dei Carabinieri e coordinati dalla procura di Napoli, abbiamo arrestato un gambiano che aveva registrato in un centro di accoglienza un video con il giuramento di fedeltà ad Abu Bakr al-Baghdadi, che probabilmente sarebbe stato utilizzato da qualcuno per poter rivendicare un attentato. Ci raccontò di essere stato addestrato in un campo dell'Isis e di essere arrivato in Italia attendendo una chiamata per passare all'azione.

Saranno intensificati i controlli alle frontiere. Il rischio arriva anche dai Balcani?

Molti originari di quell'area sono stati espulsi. È importante il monitoraggio così come l'attenzione ai contesti di marginalità e di disagio con soggetti facilmente influenzabili, come nel caso delle aggressioni nei pressi della stazione di Milano a poliziotti e militari. Serve sia vigilanza sul territorio che attività di intelligence informativa e investigativa

Quanti sono i foreign fighter italiani rientrati?

Una dozzina, alcuni in carcere e altri monitorati. Gli ultimi sono stati l'italo-marocchino Samir Bougana, arrestato in Siria dalla polizia, e Alice Brignoli riportata dai carabinieri del Ros. Altri rientrati sono stati espulsi.

Quali sono le differenze tra gli attentati di Nizza e di Vienna?

Su ogni attentato bisogna avere un quadro completo e non è semplice se avviene all'estero. Su Nizza abbiamo ricostruito alcuni passaggi del terrorista in Italia e non abbiamo al momento traccia di basi di supporto, piuttosto di una permanenza di fortuna. Vienna è diversa perché l'attentatore colpisce nel proprio paese. Intelligence, Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza e Direzione dell'amministrazione penitenziaria stanno facendo un lavoro enorme: espellere oltre 500 radicalizzati significa aver tolto tantissime persone pericolose. Non si possono trattenere centinaia di persone che sbarcano, ma non fa notizia se tanti sono fermati e rispediti a casa.

La pandemia ha dunque aumentato i rischi?

I jihadisti hanno una motivazione enorme. Dopo una devastante sconfitta militare vogliono far sapere di essere ancora vivi, pubblicano bollettini di guerra con le loro operazioni e l'attacco all'Occidente dà più visibilità di quanto succede in Siria o in Iraq. Così, quando si è diffuso il virus hanno «arruolato» la pandemia e da mesi la loro attività sta aumentando.

Gli ultimi attentati sono sintomo di maggiore pericolo?

Sono un pessimo segnale, ma dal 2015 è difficile parlare di innalzamento dell'attenzione. Con il Casa ci riuniamo sempre, il legame tra intelligence riverberarsi in un Paese al centro del Mediterraneo.

Come sta andando la collaborazione con gli altri Stati europei?

Aumenta e l'Italia ha appena avuto un riconoscimento importantissimo: dopo una selezione molto dura, Claudio Galzerano sarà il nuovo capo dell'Ectc, European counter terrorism centre, l'antiterrorismo dell'Europol a L'Aja. Galzerano finora ha guidato il Servizio per il contrasto dell'estremismo del terrorismo esterno della Polizia di prevenzione dove abbiamo ufficiali di collegamento degli antiterrorismi spagnolo, francese e britannico.

Prefetto, che cos'è la prevenzione?

È anticipare la soglia di intervento. Espellere chi è a rischio senza dimenticare che è prevista la revoca della cittadinanza italiana per gli stranieri condannati in via definitiva per terrorismo.




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