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Covid hotel, il surreale caso di Varese: il sindaco l’aveva chiesto (e trovato) già a marzo. E deve attendere il bando partito il 3 novembre

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“Un Covid hotel in ogni provincia” ha scandito il Commissario Arcuri nel giorno in cui il governo gli ha affidato anche la partita degli alberghi per positivi non bisognosi di cure su cui le regioni hanno dimostrato ancora volta di muoversi in ritardo. Perfino dove la struttura già c’è, ed era stata inutilmente richiesta da mesi. Succede a Varese, città risparmiata dalla prima ondata e travolta dalla seconda. Già a marzo, quando il Covid l’aveva solo lambita, il sindaco aveva chiesto da Ats Insubria e a Regione Lombardia di utilizzare questa ex clinica sanitaria abbandonata da tre anni, proprio in centro città e pochi passi dal principale ospedale covid di Varese, per farne un Covid Hotel dove ricoverare 60 pazienti positivi in regime di sorveglianza o in via di guarigione, ed evitare così che rimanessero a intasare gli ospedali o a contagiare i parenti tra le mura di casa.

Esattamente l’operazione che il governo ha appena deciso di affidare al commissario Domenico Arcuri, sul fronte che dovrebbe garantire spazi alternativi agli ospedali, uno in ogni provincia, “in cui sia possibile garantire un tetto a chi è in isolamento domiciliare e non può stare a casa se non rischiando di moltiplicare i contagi nel suo nucleo familiare che è epicentro più alto della seconda ondata o assicurare cure adeguate a chi ha sintomi lievi e non per questo deve essere ricoverato in ospedale in luogo di altri malati con patologie più gravi”. Di fatto è l’ennesimo commissariamento di una competenza che a luglio era stata espressamente affidata alle regioni ma che, rimessa nelle loro mani, ha portato a risultati a dir poco scarsi.

In provincia di Varese, lo può ben testimoniare il sindaco Davide Galimberti. Perché una struttura l’aveva non solo chiesta già a marzo, ma l’aveva pure individuata ottenendo il placet del tribunale. Si tratta dell’ex clinica sanitaria “La Quiete”, abbandonata dal 2017 per fallimento che sta in centro, molto vicino all’ospedale covid della città e dunque anche in posizione strategica. Una serie di oleandri in fila, una villa rosa in stile liberty di quattro piani con annessa palazzina nel cuore della città risparmiata dalla prima ondata e travolta dalla seconda.

“Ats e Regione all’epoca non ritennero necessario procedere. Poi è arrivata la seconda ondata che ci ha travolti e la città oggi, coi pronti soccorso e i reparti in enormi difficoltà, non ha alcun covid hospital nonostante fossero state date tante disponibilità, non solo a Varese ma anche nell’area di Malpensa che ha decine di strutture che sono chiuse da mesi causa Covid”, racconta Galimberti.

Insomma, un ritardo di otto mesi a fronte che ora – in piena emergenza – presenta il conto. Come sia successo è surreale. A metà ottobre (solo a ottobre), la Regione ha fatto una delibera per trovare strutture idonee e incentivare gli albergatori con un contributo a paziente ospitato. Ats Insubria il 3 novembre (solo il 3 novembre) ha emanato una bando per reperire strutture in tutta l’area. Ma il bando sarà chiuso solo il 17 novembre, dopodiché dovranno essere verificate con sopralluoghi, adeguamenti etc. “E’ chiaro che una procedura pubblica garantisce trasparenza ma richiede ben altri tempi. Non vorrei che il covid hotel spuntasse fuori a Natale, magari durante il picco che ci aspetta. Bisogna trovare presto una soluzione”, chiosa Galimberti.

L'articolo Covid hotel, il surreale caso di Varese: il sindaco l’aveva chiesto (e trovato) già a marzo. E deve attendere il bando partito il 3 novembre proviene da Il Fatto Quotidiano.




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