Medici di base, è allarme contagi: a Mortara sono positivi 5 su sette
PAVIA. ll caso simbolo è quello di Mortara, con 5 medici di base su 7 in quarantena per Covid. Ma il problema si sta estendendo a tutto il resto della provincia, dove in tutto operano 380 medici di famiglia. Ats non ha i dati sul contagio tra i medici di base.
«Ma il caso di Mortara è emblematico di come i medici di base sono a rischio, nella città lomellina i medici associati offrivano molti servizi nello stesso palazzo dove condividono la sede - spiega il segretario provinciale del sindacato Fimmg, Giorgio Monti -. Ci siamo attivati con l'Ats per mandare una dottoressa in più, altrimenti a Mortara i servizi iniziavano a venire meno per la cittadinanza. Altri casi in provincia? Non siamo a noi raccogliere i dati, ma non me ne stupirei. Siamo a contatto con i cittadini ed il virus circola come tutti sanno».
Secondo Monti però il cluster tra i medici di base mortaresi, che hanno l'ambulatorio nel centrale palazzo Cambieri di corso Garibaldi, dev'essere un monito per il sistema sanitario regionale. «Il Covid sta riempiendo ospedali e mettendo sotto pressione tutto il sistema, i medici di base sono l'ultimo baluardo per garantire cure ed assistenza sul territorio ai cittadini che hanno altre patologie: non è con la pandemia sono sparite le altre malattie - aggiunge Monti -. Per questo bisogna fare in modo che i medici di base vengano preservati, evitando il più possibile il contagio. Anche a costo di critiche bisogna limitare le visite, altrimenti se continuiamo a contagiarci non c'è più assistenza sul territorio».
Anche il referente provinciale del sindacato dei medici, lo Snami, Salvatore Santacroce conferma il problema del contagio tra i dottori di famiglia. «Sono medici esposti al rischio di contagio ogni giorno e che avranno in queste settimane il delicato compito di portare avanti la campagna vaccinale contro l'influenza tra le fasce più a rischio della popolazione della provincia di Pavia» spiega Santacroce. Una provincia che conta 134mila residenti con più di 65 anni, quindi tutti nella fascia considerata a rischio. A cui vanno aggiunti cronici ed operatori sanitari.
«Bisogna seguire le linee guida nazionali, ridurre le visite solo a quello deontologicamente necessarie per evitare il contagio da Covid - aggiunge Santacroce -. Altrimenti non c'è più sanità di prossimità e gli ospedali sono affollati in questo periodo. Assistere telefonicamente i casi meno gravi non è una mancanza di professionalità, ma serve per continuare a garantire il monitoraggio sanitario a tutti. Siamo d'accordo a lavorare al telefono anche dopo gli orari previsti. Purtroppo la Regione però, tramite l'Ats, ci ha mandato dispositivi di protezione scadenti come le mascherine da cantiere. Ed ha anche previsto che i medici di famiglia si vaccineranno dopo cronici ed over 65. Cioè chi deve portare avanti la vaccinazione sul territorio, prima si espone ai contatti con tutti e poi si vaccina».—
