Altre nove vittime in un giorno nel Trevigiano: da ottobre impennata dei decessi
Mercoledì 549 persone colpite dal virus in provincia. Cresce la pressione sugli ospedali: 22 ricoveri in più
TREVISO. Il virus continua a tenere testa agli sforzi del sistema sanitario. Mercoledì in provincia di Treviso ha fatto ammalare altre 549 persone, individuate con il tampone e subito isolate. Molto pesante è anche il bilancio delle vittime, altre 9 persone non ce l’hanno fatta a superare l’infezione e sono spirate nelle ultime 24 ore.
«Tre di questi decessi sono ospedalieri, due pazienti erano accolti in Terapia Intensiva a Treviso e uno in Medicina a Conegliano. Tutti soffrivano di gravi patologie pregresse» riporta il bollettino dell’azienda sanitaria. La scia dei lutti diventa sempre più lunga. Dal primo ottobre all’11 novembre, 42 giorni, sono morte 74 persone. Un quinto di tutte le 425 vittime che il virus si è portato via nella nostra provincia da febbraio a oggi.
NEGLI OSPEDALI
Al ritmo di 6 mila test al giorno l’Usl di Marca lavora senza sosta per tracciare la mappa del contagio e fermare l’epidemia, ma la battaglia si fa sempre più dura e aumenta la pressione negli ospedali. I ricoveri salgono a 357, 22 pazienti in più rispetto al giorno precedente, stazionario il dato sui letti occupati in Rianimazione che sono 22, come martedì. Ieri sera però sono entrati in funzione anche l’ospedale di Oderzo e l’ospedale di Comunità di Treviso.
IL PERSONALE
La graduale attivazione di nuovi reparti Covid va di pari passo con un’altra sfida: trovare il personale per garantire l’assistenza a un alto numero di pazienti, destinati a crescere nei prossimi dieci giorni: stando alle previsioni, almeno fino al 20 novembre, quando la pandemia raggiungerà il picco. In tutta l’Usl mancano 230 professionisti, di cui 130 negli ospedali e 100 nelle Rsa.
Servono in particolare pneumologi, esperti di malattie infettive e infermieri. L’autorità sanitaria li sta disperatamente cercando. Ed è una corsa contro il tempo.
«Dobbiamo potenziare le terapie Subintensive sul fronte ospedaliero e stiamo cercando di supportare le case di riposo» dice il direttore generale Francesco Benazzi. Ma le carenze di personale e la difficoltà nel reperirlo si scontrano con un altro problema: i contagi dei lavoratori in corsia. Sui 130 dipendenti sui 9 mila dell’Usl messi fuori uso dal coronavirus, il dg aggiunge: «Si tratta di 13 medici, 64 infermieri, 23 operatori socio sanitari, 23 dipendenti del comparto e 7 autisti».
Esclusa la presenza di focolai in reparto e attribuisce la malattia a contagi in famiglia, portati soprattutto da figli e nipoti. L’altro fronte aperto e non meno urgente riguarda la copertura di 100 posti per infermieri e operatori chiamati a garantire cure agli anziani ospitati nelle Rsa.
IL REPORT
Stando all’ultima fotografia della pandemia nella Marca, questa assume dimensioni sempre più significative. Gli attualmente positivi ammontano a 9.763 a fronte di 17.314 contagiati in questi nove mesi e 7.128 guariti nello stesso arco temporale. I cittadini collocati in isolamento preventivo al domicilio hanno raggiunto quota 2.213 di questi 459 con sintomi. —