Economia malata: tremila posti in bilico Un imprenditore su tre pessimista per il 2021
I dati della Camera di Commercio di Ferrara sull’impatto dell’epidemia Il tasso di disoccupazione salirà al 10,7%, calano fatturato e imprese
l’analisi
Il Covid ha fatto ammalare anche l’economia ferrarese, che sta pagando alla pandemia un prezzo molto alto in termini di posti di lavoro, fatturato, valore aggiunto provinciale.
È un quadro a tinte cupe quello che emerge dai dati dell’Ufficio Studi della Camera di Commercio di Ferrara: l’impatto dell’emergenza sanitaria sul tessuto produttivo locale si è ulteriormente aggravato, con danni ancora più pesanti rispetto alla prima ondata. A cominciare dal mercato del lavoro, per il quale si prevede nel 2021 una contrazione di altri due punti percentuali rispetto all’anno scorso.
Meno lavoro, più “cittadinanze”
Secondo gli osservatori il tasso di disoccupazione passerà infatti dall’8,7% al 10,7%, il che significa la perdita di oltre tremila (3.035) posti di lavoro.
Aumentano invece i ferraresi che percepiscono reddito o pensione di cittadinanza. A settembre risultavano 8.156, 1.839 in più rispetto al 2019 (+29,1%), pari al 2,4% della popolazione provinciale. L’ammontare mensile totale, di oltre 1,73 milioni, è così cresciuto in un anno del 42,9%.
In caduta libera il valore aggiunto provinciale, che quest’anno scenderà di quasi 10 punti percentuali (-9,7%), in linea con l’andamento regionale, confidando però di un parziale recupero (+6,3%) nel 2021. Il valore delle esportazioni, già peraltro calate nel 2019, subirà quest’anno una riduzione a due cifre (-16,3%), per poi rimbalzare l’anno successivo in terreno positivo, con una variazione appena superiore.
Sempre quest’anno si stima che la perdita media di fatturato per ciascuna azienda sia di 58mila euro (pari a una perdita complessiva di 1.800 milioni), ma con risultati variabili tra settori. Una flessione che sarà solo in parte recuperata il prossimo anno, quando si prevede una crescita di 1.100 milioni. Poco meno di un terzo (30,8%) delle imprese ferraresi avranno bisogno di 169 milioni liquidità aggiuntiva per coprire i costi, pari a una media di 17.700 euro per ciascuna impresa.
Calano le aziende attive
Si riduce anche il numero delle imprese attive, con un saldo negativo di 363 unità registrato a settembre rispetto allo stesso mese del 2019. Colpiti il Commercio (perse 156 imprese, di cui 101 nel commercio al dettaglio), l’Agricoltura (- 148, esclusa la Pesca) e Servizi turistici (-60).
Si ferma invece a 39 il numero di fallimenti registrati nei primi 9 mesi dell’anno (nel 2019 erano stati 38), situazione stabile contrariamente a quanto rilevato in Emilia Romagna (-31,8%) e in Italia (-41,1%). In calo, invece, il numero di scioglimenti e liquidazioni: 254 contro i 265 del 2019 (-5,6%). Stesso trend in discesa in Emilia Romagna (-1,9%) e in Italia (-13,1%).
Tra i settori, nonostante stia subendo la contrazione più pesante, sarà proprio l’Industria (-12,9%) il comparto che crescerà di più nel 2021; trend simile, ma appena più modesto, sarà quello delle Costruzioni (-9,5%), mentre il Gruppo dei servizi (-8,5%), pur se in ripresa, non riuscirà nel 2021 a compensare la caduta del valore aggiunto di quest’anno. A soffrire, inoltre, i Servizi turistici e i Servizi alle imprese, a cominciare dalla Logistica, che registra la contrazione più pesante. In terreno negativo anche il Sistema moda e la Metalmeccanica, mentre il comparto Alimentare dovrebbe contenere i danni con un calo attorno all’1%.
Imprenditori pessimisti
Peraltro gli imprenditori ferraresi appaiono piuttosto pessimisti rispetto al futuro. Solo il 35,3% prevede, nel 2021, un recupero dei livelli produttivi pre-covid. Tra le imprese con almeno un dipendente, 95 su 100 hanno ripreso l’attività, sebbene per la quasi totalità dei casi a regime ridotto. Le imprese che prevedono cali di occupazione sono il 14,2%, mentre quelle che prevedono problemi di liquidità sono il 41,5%. Le imprese esportatrici reagiscono alla crisi meglio di quelle non esportatrici (55,1% contro il 47,6%). Così come vanno meglio le imprese digitalizzate (56%) delle imprese rispetto a quelle che non hanno intrapreso alcun percorso verso la transizione digitale (42,1%). —
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