Guariti e ora super-immuni: a Pavia studio sui pazienti record
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Al San Matteo, in alcuni donatori per la plasmaterapia, trovata un'alta concentrazione di anticorpi Covid anche quattro mesi dopo la scomparsa di sintomi e malattia
PAVIA. Anticorpi neutralizzanti ancora in quantità elevata in persone da tempo guarite dal Covid-19. Ex pazienti “Super-immuni” che possono proseguire nella donazione del proprio plasma, poi utilizzato nella terapia di alcuni pazienti affetti dal virus Sars-Cov-2. Perché solitamente questi anticorpi diminuiscono nel giro di due o tre mesi, ma in alcune persone, dopo quattro mesi, restano stabili o addirittura aumentano ancora.
Le prime certezze
«In alcuni soggetti guariti – spiega Cesare Perotti, direttore del servizio di Immunoematologia del San Matteo – ne è stata rilevata la presenza per parecchio tempo. Una buona parte ha sviluppato la malattia in modo sintomatico, ma assistiamo anche alla sorpresa di alcuni positivi, quasi asintomatici, che li mantengono comunque oltre al tempo consueto. C’è quindi una correlazione tra sintomi potenti e anticorpi, ma non c’è automatismo. Stiamo quindi osservando il fenomeno, che riguarda una stretta minoranza, con estrema attenzione. Ancora non sappiamo cosa accadrà a distanza di sei o dieci mesi, ma sappiamo che queste persone convalescenti possono continuare a donare il plasma. Il San Matteo raccoglie solo plasma con anticorpi neutralizzanti ad elevato titolo, testati nel laboratorio di virologia molecolare guidato dal professor Fausto Baldanti».
Laboratorio dove ci si sta concentrando su queste situazioni, che risultano “anomale”, e dove proseguono gli studi sull’immunità umorale, quella che riguarda gli anticorpi circolanti, e cellulare, quella che consentirà di conferire la memoria immunologica. Intanto si procede con la plasmaterapia.
Le donazioni
È ripreso il meccanismo delle chiamate, conferma Perotti, in collaborazione con Ats che invia le liste delle persone convalescenti che quindi si aggiungono a quelle del San Matteo. «È stato organizzato un sistema di triage, con studenti medicina del sesto anno che rispondono alle chiamate – aggiunge il direttore -. Si esegue un’attenta scrematura fino ad individuare i soggetti idonei, grazie a test specifici che danno la certezza sugli anticorpi».
Sono circa 100 al giorno le telefonate ricevute al triage, ma su 300 potenziali donatori, solo 80 vengono sottoposti ai test e in media solo 30 possono effettivamente donare. Dopo il primo studio sulla plasmaterapia, pubblicato a giugno, ora il policlinico va avanti. Il San Matteo è infatti entrato a far parte del protocollo nazionale, denominato Tsunami, che sta coinvolgendo molti centri in tutta Italia.
Nuovi protocolli
«Ma a breve partirà anche uno studio locale, sempre sulla terapia al plasma – avverte Perotti -. Il primo protocollo è stato elaborato in una fase di grande emergenza che impediva un protocollo randomizzato, come richiede la scienza, che avrebbe comportato una raccolta dati impossibile per quel momento».
Lo studio aveva coinvolto 46 pazienti, 43 guariti proprio con la cura al plasma, la mortalità è stata del 6%, contro una percentuale nazionale del 16%. «Un risultato importante – precisa il direttore –. Ora il San Matteo è centro capofila di un progetto della Commissione Europea, “Support-E”, che si pone l’obiettivo di una valutazione delle terapie a base di plasma». —
Stefania Prato