Bomba contro un negozio a Treviso, fermato un agordino
Enrico Sorarù, originario di Rocca Pietore, è accusato di aver colpito per vendetta il supermercato Pam: è stato incastrato dalle telecamere
TREVISO
Ha un nome e un volto l’autore dell’attentato al Pam di via Zorzetto a Treviso: è quello di Enrico Sorarù, 56 anni, originario di Rocca Pietore, in provincia di Belluno, ma di fatto senza fissa dimora. Polizia e carabinieri, in un’operazione congiunta, coordinata dalla procura, sono riusciti a identificarlo quasi subito, grazie alle telecamere che lo avevano immortalato in via Zorzetto e nelle strade limitrofe prima e dopo l’esplosione della bomba a mano riempita di biglie metalliche che ha danneggiato una vetrata del supermercato.
L’atto dinamitardo non ha movente politico. Era una semplice vendetta contro l’esercizio commerciale per le cui molteplici denunce di furto Sorarù aveva dovuto scontrare in galera un anno e 9 mesi. Quando venerdì sera, i carabinieri del nucleo operativo e la polizia l’hanno arrestato in un garage di un conoscente a Nervesa, lui non ha opposto resistenza e non ha parlato. Sapeva comunque di essere finito nel mirino delle forze dell’ordine e si stava preparando a scappare all’estero, dove per anni aveva lavorato, in particolare in Inghilterra, in Austria dove vive un fratello e in Germania. Pesantissime le accuse che la procura gli contesta: tentata strage, detenzione e porto abusivo di esplosivo e danneggiamento aggravato.
Incastrato dalle telecamere
Inutile sottolineare come a dare la rapida svolta alle indagini sono state le telecamere del centro che, la sera di domenica 8 novembre hanno immortalato Sorarù mentre effettuava il sopralluogo prima dell’esplosione delle 21.15, e poi mentre fuggiva. Dall’incrocio dei filmati di una decina di telecamere, pubbliche e private, dislocate tra via Zorzetto, via Pescatori, ponte San Martino e via Toniolo, dove l’attentatore aveva lasciato il furgone, gli investigatori della Digos e della squadra mobile in poche ore sono riusciti a individuare Sorarù. Sono bastati 5 giorni per identificarlo, scovare il suo nascondiglio, in un garage di un conoscente di Nervesa e chiudere il cerchio venerdì sera con un fermo di polizia giudiziaria.
Pronto a fuggire
Già nella giornata di mercoledì Sorarù era stato identificato e scovato in un garage di Nervesa. I carabinieri del nucleo investigativo per due giorni ne hanno seguito a distanza i movimenti. Probabilmente l’attentatore aveva capito di essere finito presto nel mirino delle forze dell’ordine e per questo motivo gli investigatori sospettano che si stesse preparando ad una fuga all’estero dove poteva contare su amicizie e parentele in grado di fornirgli un supporto logistico.
Vendetta contro il Pam
Il movente dell’attentato, secondo gli investigatori, è chiaro: Sorarù aveva il dente avvelenato contro la direzione del Pam che, visti i continui taccheggi nel supermercato di via Zorzetto, aveva deciso di passare alla linea dura contro gli sbandati che gravitavano attorno all’esercizio e spesso vi mettevano a segno furti di birra, vino o altri alcolici.
Per quelle ripetute denunce di furto, Sorarù aveva accumulato una serie di condanne per le quali era finito in galera, scontandovi un anno e nove mesi. È probabile che in cella abbia covato il desiderio di vendicarsi. Non a caso era uscito a settembre dal carcere di Santa Bona. In due mesi è riuscito a acquisire l’ordigno e a mettere in pratica la sua personale vendetta. Ma che tipo di ordigno ha usato Sorarù e come se l’è procurato?
La bomba
Sono in corso indagini proprio per fare luce anche su quest’aspetto e per capire anche se ci sia in qualche modo un coinvolgimento dell’uomo che a Nervesa ha ospitato Sorarù dopo l’attentato al Pam. Di certo c’è che l’ordigno Sorarù non se l’è confezionato ma procurato. Si tratterebbe di una bomba a mano con all’interno oltre un centinaio di biglie d’acciaio dal diametro di 3 millimetri. «Un’arma potenzialmente letale» hanno sottolineato gli investigatori. «Se qualcuno era presente in zona sarebbe potuto essere ucciso. Per questo gli contestiamo anche l’accusa di tentata strage».
Il carcere
A due mesi di distanza dalla sua uscita dal carcere di Santa Bona, Sorarù vi è rientrato venerdì sera con accuse pesantissime che significano anni di carcere se le accuse dovessero essere riconosciute dai giudici in sentenza. Intanto, domani mattina, è stata fissata l’udienza di convalida del fermo. Sorarù, che è difeso dall’avvocato Giuseppe Muzzupappa, avrà modo di fornire la propria versione. —