Tamponi dal medico di base, si parte. «Ma ce ne hanno dati appena 25 a testa»
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Primi test all’esterno dell’ambulatorio di Maserada. Di Daniel (Snami): «Sono pochi e possiamo farli solo agli asintomatici»
MASERADA
Primi tamponi effettuati dai medici di base: l’apripista è stato Bruno Di Daniel, di Maserada, che ha iniziato venerdì allestendo un gazebo in modalità drive-in sul retro del suo ambulatorio. I kit per i tamponi, con relative misure di protezione, sono stati distribuiti a quasi tutti i 500 medici dell’Usl 2 (leggermente più in ritardo è la zona corrispondente all’ex Usl 7), ma si tratta di un servizio completamente diverso rispetto a quello offerto nei Covid Point della Marca. Due i motivi: ai medici sono stati forniti, per ora, soltanto 25 tamponi (si tratta dei test rapidi che cercano l’antigene), e per sottoporsi al test con questa modalità è necessario rispettare una serie di requisiti.
Tamponi non per tutti
«Le indicazioni sono molto chiare, scritte sull'accordo collettivo nazionale e sull’ordinanza di Zaia» sottolinea Di Daniel, che è anche il referente del sindacato Snami, «noi facciamo i tamponi solo ed esclusivamente agli asintomatici contatti di un positivo, e agli asintomatici alla fine dei dieci giorni di isolamento dopo essere entrati in contatto con un positivo. C’è una terza possibilità: sottoporre a tampone chi fa visita a me e ho il sospetto che sia positivo, quindi in caso di emergenza. Per il momento, però, sono arrivati soltanto 25 tamponi, ce ne hanno promessi altri 30, sono comunque pochi».
Il dg dell’Usl, Francesco Benazzi, ha confermato le cifre relative alla fornitura: «Sono quelli finanziati dal commissario Arcuri, senza copertura noi possiamo fornirne altri, ma i medici dovranno farli gratuitamente». Di Daniel è uno dei pochissimi che hanno iniziato a praticare i test sui pazienti: nove quelli controllati finora, fortunatamente tutti negativi. A proposito: chi dovesse essere trovato positivo dal medico di base, con il tampone rapido, dovrà necessariamente sottoporsi anche al tampone molecolare in uno dei Covid Point della Marca, perché il molecolare è l’unico strumento per la diagnosi di Covid-19.
La polemica
«Aver iniziato a effettuare i tamponi non significa che noi siamo favorevoli» continua Di Daniel. «Lo Snami è contrario tutt’ora, lo facciamo perché è un obbligo di legge e non vogliamo tirarci indietro, ma non siamo contenti di farlo. Si rischia di infettare personale sanitario che è a contatto quotidiano con altre persone, e di conseguenza si rischia di infettare i nostri pazienti, per questo bisogna farli fuori. E non è compito dei medici fare i tamponi: questo ci costringe a ridurre le altre attività, probabilmente gli infermieri avrebbero potuto fare lo stesso a un costo inferiore rispetto a quanto corrisposto ai medici di medicina generale».
Di Daniel ha allestito un presidio esterno all’ambulatorio, con gazebo, tavolino, accesso in modalità drive-in, infermieri e tirocinanti volontari della scuola di formazione di Medicina generale. «È necessario prenotare - continua Di Daniel - anche questo è previsto dall’ordinanza, a distanza di un quarto d’ora l’uno dall’altro». —
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