Bar Tessieri chiuso per un caffè, arriva il colpo di scena

LUCCA. Il colpo di scena è arrivato quando meno te lo aspetti, nel pomeriggio della prima domenica di lockdown. Quando il personale della prefettura ha ripreso in mano il caso del Caffè Tessieri, gestito da Filippo Giambastiani. Il bar che l’altro ieri era stato chiuso per 30 giorni proprio con un provvedimento della prefettura a causa di un caffè servito durante il primo lockdown.

Peccato che proprio quel provvedimento, che aveva suscitato tante reazioni in città era basato su presupposti non corretti. E quindi è stato annullato.

Intendiamoci. Il punto non è la ricostruzione di fatto contenuta nel verbale stilato dalla polizia municipale nella giornata del 30 marzo. Secondo i vigili quel giorno Giambastiani servì un caffè a un anziano cliente, quando la sua attività doveva essere sospesa in qualsiasi forma (niente asporto, per intenderci). Il titolare sostiene che la persona stava poco bene e che lui la voleva confortare ma, ancora una volta, la questione è un’altra. E sta tutta nella valutazione che gli uffici della prefettura hanno fatto della posizione di Giambastiani una volta ricevuta l’informativa della municipale. In sostanza, l’ufficio del Governo avrebbe erroneamente considerato il barista come recidivo, con il risultato di usare la mano dura. Anzi, durissima: lo stop all’attività può andare da 5 a 30 giorni e nel caso di Giambastiani si era scelto il massimo della sanzione.

I presupposti errati, però, hanno portato all’annullamento dell’atto, del quale il titolare è stato informato e che verrà notificato oggi. La posizione del Caffè Tessieri sarà poi rivalutata, ma stavolta senza il macigno della recidiva. —