Stagione dello sci, il Natale è a forte rischio: «L’apertura potrebbe slittare a gennaio»
CORTINA. Non c’è un fiocco di neve sulle piste. L’anno scorso, di questi giorni, già si sciava sul Col Gallina, sopra Cortina.
Ieri sui sentieri delle Dolomiti gli escursionisti “brulicavano” come d’estate, mentre gli impiantisti erano alle prese con le previsioni più nere. Si sono già fatti una ragione che non potranno aprire per il ponte di Sant’Ambrogio, hanno ipotizzato una nuova data al 18 dicembre, temono che l’eventuale lockdown arrivi fino a Natale, quindi posticipano ulteriormente l’apertura entro la fine dell’anno.
Ma tanti di loro, preoccupati che l’assalto alle funivie, alle telecabine e, quindi, alle piste, possa infettare pericolosamente le loro strutture, puntano già a un ulteriore rinvio, per guadagnare in sicurezza.
Non lo dicono, per non allarmare il “circo bianco”, ma se la curva dei contagi non si modifica radicalmente, la stagione scatterà dopo l’Epifania, più verosimilmente a metà gennaio.
«Non mi stupirebbe», commenta Walter De Cassan, presidente provinciale di Federalberghi. «Le temperature sono ancora alte, fare la neve, quando si abbasseranno, sarà un costo altissimo, di oltre 5 milioni di euro in provincia», spiega. «Se non hanno ristori, questi operatori potranno correre il rischio di avere le piste pronte, ma prive di sciatori? E, d’altra parte, a noi albergatori continuano ad arrivare disdette delle poche prenotazioni che avevamo, magari ancora dall’inverno scorso».
Venerdì 13 novembre scorso, Federico Caner, assessore al turismo, ha tenuto l’ennesima videoconferenza con i colleghi per definire una proposta più compatibile al Comitato tecnico scientifico che darà via libera alle linee guida, giovedì prossimo.
Il Cts ha suggerito, ad esempio, solo 150 sciatori al giorno per ski-area, ha dimezzato il trasporto sugli impianti e ha richiesto il tracciamento degli sciatori. «Finché i numeri dei contagi continuano a salire, fatichiamo a convincere il Cts», ammette Renzo Minella, presidente dell’Anef, l’associazione dei gestori, «di alleggerire i vincoli. Ci proviamo, è vero; il confronto di giovedì dovrebbe essere quello risolutivo. Ma per aprire, tutto dipenderà dalla neve e dai prossimi Dpcm. Di ora in ora ci fanno capire di prepararci a un Natale in casa. Perfino i vescovi stanno già programmando la messa di mezzanotte on line. Quindi è difficile aspettarsi da noi fughe in avanti, dopo quello che è accaduto ai primi dello scorso marzo. Non abbiamo nessuna intenzione di rischiare, proprio no, un’altra Ischgl». Si tratta della stazione, in Tirolo, che ha tenuto nascosto il contagio per una settimana e poi è esplosa. A gennaio, dunque, il via al circo? «Decideremo giovedì 19 novembre».
Intanto il 15 dicembre, in Val Badia, è confermata la Coppa del Mondo. Potrebbe tenersi a porte chiuse, così come, senza pubblico, potrebbero svolgersi i Mondiali di sci a Cortina. Il sindaco Giampietro Ghedina spera ovviamente di no. Fino a qualche settimana fa, la stagione a Cortina era indicata, come avvio, dal 28 novembre. «Immagino che non ci siano le condizioni per il ponte lungo di sant’Ambrogio e dell’Immacolata. Data per la quale, tuttavia, dovrebbero aprire tanti alberghi a Cortina, perché, non sembri paradossale, le prenotazioni per questo anticipo sono numerose. E buona parte delle stesse viene confermata anche senza lo sci». Ma per Ghedina la data più plausibile resta quella del 18 dicembre. «Se poi dovremo rinunciare al Natale e a Capodanno, ce ne faremo una ragione, anche se purtroppo significherebbe che la guerra al virus non è stata ancora vinta».
Dopo Cortina, la stazione sciistica più importante è Arabba. È da anni che gli albergatori aprono per il 7 e l’8 dicembre.
«A parte la neve che manca, con la ricettività e lo sci ritarderemo fino a Natale, ma non è escluso», mette le mani avanti Leandro Grones, sindaco di Livinallongo e albergatore, «che dovremo spingerci ancora più in là».
«Il problema», secondo De Cassan, «è in particolare l’assenza irrecuperabile di stranieri. Per taluni impianti rappresentano oltre il 50 per cento della clientela e ci sono alberghi dove questa percentuale sale al 90 per cento. Dopo aver perso l’estate, faranno default quest’inverno». —