PRATO. Nemmeno il tempo di vedere l’accredito del “ristoro” sul conto corrente che 1.600 euro son subito volati via per le cartelle Inps. Meglio di nulla in un periodo in cui nemmeno le pizzerie del centro storico fanno miracoli con l’asporto e la consegna a domicilio in zona rossa. Paolo Cardone del ristorante “Voglia e turnà” ci sta provando. «Ho avuto cinquemila euro alla fine della settimana scorsa. Certo, ci faranno tirare un po’ la cinghia ma non basteranno di certo a coprire i buchi di quest’anno…». Da lunedì il rosso “cuore di Napoli” pulsa sul muro grigio di via dei Lanaioli: un’installazione luminosa con tanto di hashtag #cuoredinapoli che è andata forte nei Quartieri Spagnoli. Un piccolo omaggio a Napoli e forse anche un modo un po’ scaramantico per far passare velocemente questo periodo nero visto il destino comune che unisce pratesi e napoletani, entrambi in zona rossa.
Il ministro Gualtieri li aveva promessi per il 15 novembre: a Prato i primi indennizzi, i famigerati “ristori” per gli esercizi di somministrazione, sono arrivati in anticipo fra il 12 e il13 novembre. Francesco Fratini, patron della trattoria Boves e dei Frari, ha avuto 6.600 euro e 9.800 euro per ciascuna delle due attività. C’è un perché. L’indennizzo è calcolato in base al calo di fatturato. «Per l’esattezza, in base alla differenza della perdita. Che nel mio caso è al 100%. Ai Frari non facciamo asporto, la decisione è stata quella di rimanere chiusi sia durante il primo lockdown che in questo periodo. Con Boves un po’ di asporto lo facciamo».
I contributi a fondo perduto del governo spettavano a patto che l’ammontare del fatturato nell’aprile 2020 fosse inferiore ai due terzi dell’ammontare del fatturato nell’aprile 2019. In base al codice Ateco dell’attività, gli indennizzi erogati sono pari al 100%, al 150% al 200% rispetto al sostegno previsto dal decreto Rilancio (aprile) che invece era pari al 20%, 15% o 10% della perdita economica subita. «Nella prima fase – racconta Fratini – ci hanno dato il 20% della perdita di aprile considerando però che eravamo stati chiusi a marzo, aprile e maggio. Ora ci danno il doppio di quello che abbiamo ricevuto ad aprile. Si può fare di meglio? Certo. Diciamo che per il momento queste misure non sono così malvagie. Bisogna vedere l’arco di tempo che coprono questi indennizzi – osserva il ristoratore – Per un mese vanno bene, per tre mesi no. Logico che sia meglio lavorare, la speranza è di poter tornare a farlo presto».
Festeggia la menzione nella guida Slow Food dedicata alle migliori osterie d’Italia Renzo Bellandi, presidente provinciale della Fiepet Confesercenti. «Il ristoro dello Stato? L’ho avuto l’11 novembre, un accredito di duemila euro: mi bastano per pagare le ultime rate dell’automobile». Soldi che non bastano a pagare le spese, figuriamoci a pianificare il futuro. I ristoranti possono giocare la carta del bonus “filiera Italia” voluto dalla ministra Bellanova. «La domanda per accedere ai contributi è complicata – dicono Bellandi e Fratini - ma vale la pena tentare».
