I bordi delle parole crociate
Quando sentono di essere vicini alla morte, i pazienti Covid degli ospedali di Roma scrivono messaggi di addio ai propri cari sui bordi delle parole crociate, sperando che siano consegnati. (La Repubblica)
*Rosario Canino, direttore sanitario a Cremona, chiede ai medici anestesisti di farsi avanti. «Non ce la facciamo più, ci serve aiuto. Accogliamo anche professionisti in pensione». (Il Giorno)
* Il reparto oncologico per la Terapia del dolore, al Cardarelli di Napoli, è stato ridotto ai minimi termini per fare spazio alle terapie contro il Covid. I pazienti oncologici hanno a disposizione pochissimi posti; la loro è una situazione disumana per persone che si stanno congedando dalla vita. (Il Mattino)
* Ad Avezzano gli operatori ospedalieri sono costretti a usare sacchetti di plastica come copriscarpe; davanti alle stanze stazionano dei secchi di escrementi. (Le Iene)
* Napoli: all’Ospedale del Mare un infermiere su quattro è contagiato. In area gialla, dice la Fp Cgil, i “sospetti” di Covid e i malati Covid conclamati aspettano insieme. Separati solo da un paravento. Al Cardarelli l’obitorio è esaurito: le salme sono sistemate nei corridoi. (Il Manifesto)
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Ho raccolto solo alcuni dei razzi di segnalazione sparati disperatamente da questo mare in tempesta. Probabilmente non sono neppure le storie più gravi, per ogni dramma ce n’è uno peggiore. A me pare che questa serie di fatti ci stia parlando. Ci dice che dobbiamo impegnarci, perché gli errori di ognuno di noi, le insofferenze, l’ascolto di misere esigenze individuali hanno una cosa in comune: producono conseguenze. Dobbiamo impegnarci, dobbiamo essere seri. E non è il caso di protestare sul numero di persone ammesse nelle nostre case al cenone di Natale. Usiamo i telefoni, incontriamoci in video, vogliamoci bene e smettiamo di trasformare il superfluo in priorità.