Biffoni: "Sciopero fiscale? Una roba del genere non si può sostenere. Pensiamo ai ristori"
PRATO. «Io capisco tutto, capisco la rabbia, la preoccupazione. Umanamente le comprendo. Però una roba del genere non si può sostenere». La roba di cui parla il sindaco Matteo Biffoni è lo strappo annunciato venerdì 20 dalla Confcommercio a livello regionale e nelle singole provincie, cioè lo sciopero fiscale come forma di protesta contro la chiusura imposta ad alcune attività e la limitazione degli spostamenti in conseguenza della zona rossa per combattere il contagio da coronavirus.
Sindaco, i commercianti sostengono che la decisione di non pagare le tasse “rientra nei diritti garantiti dalla Costituzione”. Lei è d’accordo?
«Come potrei essere d’accordo? Allora giustifichiamo anche l’evasione fiscale? No, come ho detto capisco chi ha scommesso sul futuro e ora si trova in difficoltà, ma bisogna rendersi conto che un’iniziativa del genere significa perdere la coesione. La prendo come una provocazione. Da uomo delle istituzioni non posso accettare una roba del genere, anche perché se lo facessero davvero, noi come Comune dovremmo intervenire. Anche se con la morte nel cuore, non potremmo far finta di niente. D’altra parte conosco i commercianti e la Confcommercio. Sono persone perbene, ora esasperate».
Qual è un’alternativa praticabile, dunque?
«La battaglia ora è sui ristori. Se durante la prima ondata i rimborsi sono stati farraginosi, ora bisogna lottare per averli subito, e qualcosa sta cominciando ad arrivare».
Sabato abbiamo raccontato su queste pagine la storia di due negozianti che proprio in questo periodo hanno aperto in centro. Sono dei pazzi?
«Tutt’altro, uno di loro sono andato a trovarlo proprio oggi e conosco i problemi che tutti i commercianti stanno affrontando. Per esempio c’è chi nello stesso negozio può vendere certi articoli e altri no. È un’assurdità che va corretta. Troviamo un modo per non passare da grulli».
E bisognerà trovare l modo di aiutare chi è più in difficoltà, non crede?
«Infatti la mia preoccupazione non è solo che qualcuno decida di non pagare le tasse, ma che proprio non ce la faccia a riaprire. Noi stiamo facendo la nostra parte per venire loro incontro».
In molti hanno polemizzato con la decisione del Comune di stanziare centomila euro per le luminarie natalizie...
«Mi sembra una polemica pretestuosa. È stata una decisione condivisa con le categorie economiche. Non ci dimentichiamo che questi soldi aiutano gente che lavora. Davvero vogliamo far finta che il Natale non ci sia? Aggiungo che in consiglio comunale, quando abbiamo votato il provvedimento, tutte le opposizioni si sono astenute, con l’unica eccezione del leghista Curcio».
In questi giorni si parla della possibilità di riaprire certe province dove il contagio è più basso, che ne pensa?
«È una cosa che non mi convince. Confesso che avrei un po’ di timore ora a cambiare colore con questi numeri».