Lo stupratore è nullatenente lo Stato risarcisce la vittima
pisa
Lo avevano condannato per stupro sulla fidanzata consumato alla vigilia di Natale di undici anni fa. Quattro anni in primo grado che erano diventati tre e mezzo in appello. C’era finito in cella l’allora 25enne pisano per scontare una pena che con le norme di oggi sarebbe stata molto più pesante. Anche se libero da tempo, l’uomo non può dire di aver pagato il suo conto con la giustizia.
No, perché nella sentenza del 2010, confermata in secondo grado, i giudici avevano disposto un risarcimento di 40 mila euro a favore della parte offesa. Soldi mai versati. Ma che ora, in uno spiraglio di civiltà che avvicina l’Italia agli standard più volte sollecitati dall’Europa anche con procedure di infrazione, trovano una risposta dallo Stato.
Il comitato di solidarietà delle vittime dei reati intenzionali violenti, istituito al ministero dell’Interno, ha disposto la liquidazione di 25 mila euro come indennizzo a favore della vittima di un abuso mai rimosso. Sarà Consap, concessionaria servizi assicurativi pubblici, a firmare il bonifico. A livello nazionale è uno dei primi risarcimenti statali in tema di indennizzi per le vittime di violenza sessuale che dimostrino di aver cercato, senza successo, di recuperare quanto fissato dai verdetti dei Tribunali a carico dei loro aguzzini.
Chiara, nome di fantasia, 32enne pisana, fin dal processo e anche nell’ultima battaglia è stata assistita dall’avvocato Francesco Carlesi.
Nel 2014 era stato introdotto il cosiddetto “listino della vergogna” che prevedeva 4.800 euro di indennizzo per una violenza. È anche grazie alla campagna del Tirreno, che con la Scuola Sant’Anna di Pisa e l’università pisana si è battuto per cambiare quegli importi, che a fine 2019 le cifre sono state rese più eque.
La notizia è arrivata al legale nei giorni scorsi, attraverso la prefettura. La domanda era stata presentata nel 2018.
Raggiunta dal Tirreno la donna commenta l’indennizzo con un sollievo che non annulla lo sfregio subìto: «Sono passati undici anni di un incubo che ogni volta che sono sola continua a farmi paura. La paura di un uomo di cui ero perdutamente innamorata che solo allo stremo, alle botte e alla violenza ti fa capire che il suo non è amore. Le cicatrici non andranno mai via. Dopo undici anni qualcosa comincia a muoversi, ma nessun compenso ripagherà il dolore ricevuto da un amore malato».
Ha scontato i 3 anni e mezzo tra carcere e domiciliari e poi è entrato in una “clandestinità” lavorativa per evitare di avere intestati beni o liquidità tali da poter essere aggrediti.
Vive con la mamma nella casa di proprietà e per un periodo si è anche trasferito all’estero. Lui, lo stupratore, è libero da anni, ma preferisce vivere da nullatenente e fantasma per il fisco pur di non saldare il debito alla sua ex fidanzata. —
pietro barghigiani
© RIPRODUZIONE RISERVATA