Zaia prevede nuove ondate per il Covid: la guardia resta alta
VENEZIA. Altro che campane a festa per lo scampato pericolo arancione. A frenare il sollievo suscitato dalla permanenza del Veneto in fascia gialla, provvede lo stesso Luca Zaia: «Da noi per ora la situazione è sotto controllo perché la sanità ospedaliera e territoriale è molto reattiva. Ma guai ad abbassare la guardia, una terza ondata è probabile e così una quarta. L’importante è essere preparati, con questo virus dovremo imparare a convivere finché non saremo tutti vaccinati», le allarmanti dichiarazioni del governatore alla Stampa.
È un’eventualità, quella dell’ulteriore espansione del contagio, ventilata in effetti da più scienziati. «Se le città riapriranno a Natale e le scuole dopo le vacanze, la catena diffusionale del contagio riprenderà forza», la previsione di Andrea Crisanti; «Un nuovo picco è prevedibile entro la fine di gennaio», rincara Massimo Antonelli, anestesiologo del comitato tecnico-scientifico di Palazzo Chigi.
E al riguardo, lo stesso algoritmo previsionale adottato dall’unità di crisi sconsiglia facili entusiasmi: «La prima ondata di primavera ha evidenziato un rapido aumento delle infezioni e un successivo decremento assai più lento, al momento il nostro indice di contagio si mantiene superiore a 1, quindi l’epidemia non ha raggiunto l’apice di ricoveri e decessi né si è stabilizzata», il commento dell’assessore alla protezione civile Gianpaolo Bottacin che dalla fine di febbraio cura l’aggiornamento del modello matematico. La serietà della situazione trova conferma anche nell’invito dell’Istituto superiore della sanità alla Regione affinché rafforzi le misure restrittive e al riguardo l’ordinanza anti-assembramenti sarà prorogata fino al 3 dicembre.
Che altro? Ospite di Myrta Merlino a La7, Zaia ha replicato alla frecciata del collega campano Vincenzo De Luca, scettico circa l’efficacia del tampone fai-da-te messo a punto da Roberto Rigoli ed eseguito in anteprima a Marghera: «Questi test sono uno strumento serio, ne stiamo eseguendo la validazione “in doppio”, con i molecolari, su duemila pazienti e alla fine trasmetteremo l’esito al ministero della salute. Negli Stati Uniti il sistema è già stato approvato dall’agenzia federale competente, speriamo di non arrivare buoni ultimi. Stiamo parlando di procedimenti scientifici, le battute le lasciamo ad altri. la sperimentazione confermerà se l’autodiagnosi è valida oppure no, ma negarne in partenza la possibilità ai cittadini significa essere fuori dalla storia». —