Scadenze fiscali lunedì 30, ma il decreto per prorogarle slitta a domenica. Commercialisti: “Cialtronesco, incrina fiducia nello Stato”
Slitta a domenica 29 novembre il consiglio dei ministri sull’atteso decreto Ristori quater con la “tregua fiscale di fine anno”. Ma i versamenti degli acconti Irpef, Ires e Irap del 2020 per i quali dovrebbe arrivare il rinvio vanno fatti entro lunedì 30: l’intervento arriverà quindi in extremis – perché sia valido occorre ovviamente che il provvedimento arrivi in Gazzetta ufficiale – mettendo in difficoltà contribuenti e commercialisti. Che protestano rilevando che questa proroga “giunge come consuetudine all’ultimo minuto” e “crea, ancora una volta, irritazione più che sollievo. Irritazione per coloro che, con senso di responsabilità, si sono impegnati oltremodo per rispettare i termini, rifiutandosi di confidare nella solita, cialtronesca, proroga dell’ultimo minuto”. Intanto Confcommercio Toscana ha proclamato uno “sciopero fiscale” proprio sulle scadenze del 30, che nel complesso costituiscono il 50% delle imposte dovute in un anno: far sospirare il rinvio “equivale a giocare troppo sulla pelle delle persone in un momento di estrema fragilità. È davvero irrispettoso”, sostiene la presidente Anna Lapini.
Cosa ci sarà nel decreto – Un passo indietro. Stando alle anticipazioni dei giorni scorsi, nel Ristori quater finanziato con lo scostamento di bilancio da 8 miliardi votato giovedì troveranno spazio il rinvio dal 30 novembre al 30 aprile del pagamento del secondo acconto Irpef, Iva e Ires per tutte le attività che hanno subito un calo del fatturato (ancora in discussione la percentuale di calo richiesta), lo spostamento al 10 dicembre della scadenza per la presentazione delle dichiarazioni dei redditi e lo slittamento da metà dicembre al 16 marzo dei versamenti di Iva, ritenute, addizionali e contributi, sempre utilizzando il criterio delle perdite. Previsto infine un ulteriore rinvio delle rate della rottamazione ter e del saldo e stralcio dal 10 dicembre all’1 marzo 2021, dopo la sospensione decisa nella prima fase dell’epidemia. Oltre a questo dovrebbero trovare spazio un’ulteriore indennità di mille euro ai lavoratori stagionali del turismo, degli stabilimenti termali e dello spettacolo, a quelli intermittenti ed autonomi e una di 800 euro ai lavoratori sportivi. Possibile che sia anche aggiornata la lista dei codici Ateco che hanno diritto ai contributi a fondo perduto, alla sospensione della rata Imu e al credito d’imposta per gli affitti.
Il nodo dei tempi – Il fatto è che quando si parla di scadenze fiscali il tempismo è cruciale. Come dimostra il pasticcio nato quando il decreto Ristori bis ha concesso il rinvio del versamento dei contributi dovuti a novembre alle attività commerciali delle zone rosse e l’Inps all’ultimo minuto ha deciso di tagliare fuori quelle di Toscana e Campania, appena passate da arancioni a rosse, salvo ripensarci dopo la scadenza. Quindi il rinvio del consiglio dei ministri sul decreto – che era atteso oggi, subito dopo lo scostamento di bilancio – crea notevole malumore. “Irritazione aggravata”, aggiunge il consiglio direttivo dell’Associazione italiana dottori commercialisti, “per tutti i colleghi, stritolati dalle scadenze concentrate alla fine di questo mese: trasmissione delle dichiarazioni dei redditi e delle liquidazioni periodiche Iva, calcolo degli acconti delle imposte, districandosi, peraltro, nel labirinto dei presunti, storici e sospesi, e predisposizione delle variegate richieste di bonus, contributi e ristori, introdotti per sostenere imprese e professionisti (molto meno) nel perdurare della pandemia”. Secondo i professionisti, il risultato è “incrinare irrimediabilmente tanto la fiducia dei professionisti nelle istituzioni quanto quella dei contribuenti nei confronti dei loro consulenti, oltre che dello Stato”. I commercialisti ricordano infine che se “le scadenze fiscali e contributive si prorogano tardivamente, le agevolazioni pluriennali si cancellano in corso di efficacia, le misure annunciate si modificano all’atto della loro emanazione”, lo Stato “diviene inaffidabile, il che dovrebbe essere un ossimoro, ma purtroppo non lo è”.
La protesta e lo sciopero fiscale – In questa situazione c’è pure chi soffia sul fuoco e invita allo sciopero fiscale. “Di certo non è un invito a delinquere, ma ad usare consapevolmente lo strumento dello sciopero come forma di protesta per chiedere più attenzione, in questo caso con l’interruzione non di servizio, ma di pagamento”, fa sapere Anna Lapini, presidente di Confcommercio Toscana, secondo cui “in ogni caso, il rinvio non basterebbe: serve la cancellazione delle imposte per questo annus horribilis”. L’iniziativa incassa il sostegno della Lega. La Filcams Cgil dal canto suo, con il segretario generale Massimiliano Bianchi, ribatte: “Siamo stupefatti, abbiamo rispetto per il disagio del momento ma così si rompe il patto costitutivo della convivenza civile. Allora i lavoratori, che anche loro pagano le tasse, dovrebbero evocare la rivoluzione?”.
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