Sono in quarantena ma lavorano in ospedale a Mirano
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Il caso sollevato dalla Cgil per una sessantina di dipendenti. L’Usl 3: «Previsto per chi è stato a contatto con positivi»
MESTRE. Non possono uscire di casa per andare a fare la spesa o accompagnare i figli a scuola. Ma possono farlo (anzi, devono) per andare al lavoro. In ospedale. Il caso si registra a Mirano, la sessantina di operatori dei cui reparti di Medicina e Ortopedia, denuncia Cgil Fp, continua a recarsi normalmente al lavoro, nonostante per loro sia stato attivato il regime di quarantena, a seguito dell’emergere di alcuni contagi.
L’Usl, contattata, conferma ma non fornisce i numeri. Denuncia il sindacato: «È la dimostrazione di come la carenza di personale determini scelte, normativamente previste, ma molto discutibili per la salute di lavoratori, famiglie e cittadini. Arrivare a mantenere il personale in quarantena attivo significa che siamo in un’emergenza tale per cui la salute degli operatori può essere messa parzialmente in secondo piano per garantire i servizi». Dal canto suo, l’Usl 3 non parla di Ortopedia, assicurando però che il reparto di Medicina rimarrà aperto.
«A seguito di qualche positività nel reparto, procederemo con una sanificazione straordinaria di una sua parte. Come da normativa, i sanitari considerati contatti stretti asintomatici, per questo in quarantena fiduciaria attiva, si recheranno al lavoro come ogni giorno, limitandosi al tragitto casa – ospedale, continuando a utilizzare i dispositivi di protezione e le misure di prevenzione del contagio in ambito lavorativo e familiare. Manterranno uno stretto monitoraggio con tamponi ripetuti. Continueranno a svolgere le proprie mansioni, senza interrompere attività di cura e assistenza».
La questione si intreccia con il tema delle prestazioni ordinarie saltate nelle ultime settimane, nella “riconversione Covid” degli ospedali. Ma, alla richiesta del dato, c’è il cortese diniego del dg dell’Usl 3 Giuseppe Dal Ben. Niente dati ufficiali nemmeno sulla suddivisione dei positivi tra i vari Comuni dell’Usl 3. VACCINI E TAMPONI Ma le questioni aperte sono tante. C’è il nodo vaccini, con un’importante percentuale degli aventi diritto che è rimasta esclusa, vista la penuria di dosi.
«Delle 167 mila dosi attese dall’Usl 3, ne sono arrivate 140 mila. Le rimanenti dovrebbero arrivare tra questo fine settimana e l’inizio della prossima» spiega Dal Ben, scaricando la colpa sulle ditte: «Non hanno prodotto tutto il vaccino che serviva in base a quanto richiesto dalle aziende».
L’altra questione riguarda i tamponi eseguiti dai medici di base. L’adesione è stata pressoché totale (382 su 385): 213 negli ambulatori, 137 altrove e 32 esentati. Eppure sono appena 242 i medici che finora hanno eseguito almeno un tampone. Per fare un esempio, mercoledì sono stati effettuati 287 test. Con una media inferiore a un esame al giorno. Si dice soddisfatto Dal Ben: «È un segnale di grande sinergia».
Commenta Maurizio Scassola, presidente veneziano di Fimmg: «Un tampone al giorno rientra nei nostri criteri statistici. Ora non abbiamo problemi di forniture, ma i colleghi stanno centellinando comunque l’utilizzo dei test, essendo a un livello di sopravvivenza pura. È una scelta clinica attenta e contingente».
FOCOLAI. Mentre si sta progressivamente spegnendo il focolaio nella comunità bengalese, ad avanzare è il fronte dei contagi tra i cittadini di origine moldava, la nazionalità più rappresentata tra i casi attivi nel Veneziano. Dell’8% di stranieri positivi al virus, il 17% proviene dalla Moldavia, solo il 14% dal Bangladesh.
Per l’Usl 3 non c’è correlazione con le lunghe code dell’1 e del 15 novembre, in via Cappuccina, per l’elezione del presidente moldavo. L’altro fronte caldo è quello delle rsa, dove sono 246 gli ospiti e 161 gli operatori (questi, più che in primavera) positivi.
«Rispetto al lockdown, sono interessate più case di riposo» nota Dal Ben. Intanto sono già una cinquantina gli infermieri e gli Oss ospedalieri che hanno aderito alla richiesta dell’Usl di andare a lavorare, oltre l’orario in corsia, anche nelle rsa. Infine, il fronte delle scuole, dove sono 110 gli alunni e 59 i docenti attualmente positivi, in parte legati ai 10 focolai ancora in essere. Dall’inizio dell’anno scolastico sono stati fatti 12. 094 tamponi. A Venezia ci sono 63 classi interessate dal virus, 12 a Martellago, 10 a Salzano e Spinea. —