Allianz in riserva dopo 25 minuti: resa al Taliercio

In corsa sino a metà del terzo quarto i triestini piegati 81-66 dalla forza dell’Umana, dalla stanchezza e dagli errori

TRIESTE Ci ha provato, l’Allianz al Taliercio. Ma dopo 25 minuti ha capito che stava cominciando a combattere due avversari: il primo era quello previsto, l’Umana di Stefano Tonut, l’altro era quello temuto e forse prevedibile, un crollo di energie fisiche e nervose. E la squadra che aveva appena piazzato un break di 9-0 rintuzzando un allungo veneziano di fronte all’ennesimo controbreak è rimasta inerme, paralizzata, reagendo con attacchi scomposti e frustrazione difensiva. Se poi uno come Austin Daye, virgola all’intervallo, decide che è ora di mettersi a fare sul serio il finale è già scritto. Non era comunque questa la partita da dover vincere a tutti i costi, anche se Trieste a lungo aveva tenuto accesa l’illusione di poter giocarsela fino al quarto conclusivo. La luce invece si spegne a metà del terzo quarto. E adesso la squadra di Dalmasson - 19 palle perse - dovrà cercare di ricaricare le pile nei pochi giorni che la separano da Pesaro.

L’Allianz nella rotazione degli stranieri lascia fuori per la terza volta in quattro gare Upson - tre indizi fanno una prova su chi sia il più precario nel roster - recuperando Udanoh mentre l’Umana ritrova Bramos, manda in tribuna Fotu e ripropone un quintetto con quattro esterni. Trieste comincia insistendo in attacco sui lunghi ma in difesa per un paio di volte lascia Stone e Bramos (hai detto niente...) liberi di colpire da tre con Henry richiamato a meditare sul legno e dentro Alviti. Dalmasson inizia prima il turnover rispetto al precedente confronto con Trento, con 10 uomini impiegati nel primo quarto. L’Allianz ha il predominio a rimbalzo, si mantiene a un’incollatura dai lagunari ma resta a inseguire (20-16) pagando qualche altra disattenzione difensiva e alcune palle perse in modo banale. Il vero problema però è che il 55% da tre del successo su Trento resta un bel ricordo. Stavolta l’Allianz non ha la pazienza per provare a ragionare, continua a incaponirsi a tentare di 6,75 oppure a soluzioni individuali che cozzano contro la fisicità di tipetti come Chappel e Stone. Capogrande porta Venezia a + 9 (25-16) ma con Fernandez l’Allianz finalmente trova le bombe e una scossa. 8-0 biancorosso propiziato dal Lobito e prima folata Umana arginata.

Trieste dà l’impressione di poter anche sorpassare ma continua a sprecare qualche possesso di troppo. Con il doppio play e Doyle svagato richiamato in panchina e con Alviti 4 tattico l’Allianz trova la chiave per fare male nel cuore della difesa di De Raffaele. E finalmente è sorpasso, stavolta sì, con Fernandez dalla lunetta (35-36 al 18’). La reazione Umana porta i veneti avanti all’intervallo 45-39 ma la sensazione data dai biancorossi è sicuramente positiva, con voglia di giocarsela alla pari e qualche arma che non ha espresso il proprio potenziale nei primi 20 minuti (8 punti in due tra Henry e Doyle). Due canestri di fila di Watt per la prima volta portano in doppia cifra il vantaggio veneziano ma l’Allianz c’è.

Non si scompone sul 49-39 e con Udanoh, una tripla di Gražulis e due liberi di Henry è di nuovo là. Terzo fallo di Gražulis e Doyle ma Trieste ci crede, con Udanoh palla recuperata e schiaccione di Henry in contropiede. 9-0 biancorosso (49-48 al 24’). Nel Taliercio deserto risuona la rabbia di De Raffaele nel time out. Gli urlacci svegliano ahinoi Daye mentre dopo la pressione esercitata l’Allianz molla per un attimo la presa vedendosi ricacciata a -8 (56-48). Daye insiste, l’Umana allunga e intanto le energie fisiche e mentali di Trieste - che non sfrutta più Henry - entrano in riserva. Antisportivo (opinabile) a Fernandez, time out quando Venezia è già in fuga. Purtroppo i veneti sfruttano l’antisportivo al meglio, due liberi con l’incontenibile Daye e tripla di Chappell (16-0 di parziale!). Al 29’ l’Allianz è sotto di 18 (68-50) iniziando a incartarsi negli attacchi. Il terzo quarto va in archivio con un devastante 21-2 incassato in sei minuti. L’ultimo quarto aggiunge poco o nulla.