Tania Cagnotto ed Elisa Di Francisca, le atlete che hanno scelto la maternità
«Ho scelto la vita». Hanno usato praticamente le stesse parole Tania Cagnotto ed Elisa Di Francisca, le due atlete azzurre che, a pochi mesi di distanza l’una dall’altra hanno annunciato la nuova maternità. Per loro una rinascita nell’anno che ha visto il rinvio delle Olimpiadi a cui puntavano come ultimo appuntamento sportivo della carriera.
«L’Olimpiade non dipende da me, un figlio sì. E con i figli bisogna stare: escludo, da maggio ad agosto, una rincorsa record e forsennata a Tokyo. Allatterò, crescerò i miei bambini, i Giochi li guarderò alla televisione senza rimpianti. Ho scelto un bambino, non ho scelto me. Indietro non si torna» ha detto la fiorettista Elisa Di Francisca che diventerà mamma in primavera per la seconda volta dopo la nascita di Ettore.
Nascerà prima la seconda bambina di Tania Cagnotto, argento e bronzo a Rio 2016. Anche la tuffatrice azzurra era tornata in piscina in vista dei giochi di Tokyo, sulla spinta della collega Francesca Dallapè, ma durante il lockdown ha scelto la famiglia. La motivazione è la stessa. «Da una parte, la voglia di partecipare alla mia sesta Olimpiade da mamma, con il grande sogno di portare la bandiera, e, dall’altra, il desiderio di allargare la famiglia. Questa volta ho scelto la vita, la famiglia», ha scritto su Instagram lo scorso agosto.
«Il destino ha voluto regalarmi una nuova vita dentro di me. So che molti di voi volevano vedermi ancora una volta sul trampolino e mi spiace di avervi deluso ma in questo lockdown, come sarà successo a tanti altri, ho avuto tempo di riflettere e capire cosa fosse più importante per me. Non avevo più quella forza di volontà (che per 20 anni mi ha guidato) di impegnarmi e sacrificarmi nel modo in cui un’Olimpiade lo richiede», ha scritto ancora.
Il rinvio dei giochi, causa Covid, ha cambiato la prospettiva per entrambe le atlete. «Di fronte all’incertezza di un’Olimpiade ancora in bilico, ho deciso di aggrapparmi al valore che mi hanno trasmesso i miei genitori, la famiglia, e di credere in un mondo migliore» ha spiegato la fiorettista 38enne, due ori a Londra 2012 e un argento a Rio 2016.
Per le atlete che gareggiano in sport individuali la maternità coincide sempre con una pausa dall’attività sportiva, ma lascia sempre aperta la possibilità di ritorno. Josefa Idem ha vinto di più da madre che prima di avere figli. Per la maggior parte di queste atlete in Italia c’è la maternità portata dall’appartenenza a un corpo militare, per le altre, in campo internazionale, la possibilità di fermarsi dipende da contratti e sostegno dello sponsor.
Stanno facendo il percorso per questo diritto le atlete di sport di squadra. Solo poche settimane fa la Fifa ha assicurato che alle calciatrici sarà garantito il congedo maternità: potranno avere 14 settimane e il loro club è tenuto a reintegrarle in squadra e a dare loro assistenza medica. «Se vogliamo davvero incentivare e incoraggiare il calcio fra le donne, dobbiamo tener conto di tutti questi aspetti. Le calciatrici non devono temere di perdere il posto o di non giocare più se scelgono di avere un figlio. Hanno bisogno di una stabilità e di una sicurezza che finora nelle loro carriere non era garantita. Non devono preoccuparsi di nulla per quando saranno di nuovo pronte a scendere in campo» ha detto il presidente Gianni Infantino.