Ivrea, «Movicentro, accordi rispettati. Non ci sono state irregolarità»
IVREA
«Senza quella variante al piano particolareggiato Pp3, il Movicentro non poteva essere realizzato». Alberto Redolfi, architetto, è stato assessore all’Urbanistica del Comune di Ivrea dal 1998 al 2008 con il sindaco Fiorenzo Grijuela. È lui che seguì, insieme ad altri, l’accordo di programma con Rfi che portò alla trasformazione della zona ferroviaria cittadina.
Accordo di programma che ora torna sotto i riflettori della politica cittadina in occasione del bando per dare in gestione i locali del Movicentro oggi in uso alla cooperativa Zac (il comodato d’uso è scaduto nel luglio scorso).
Il Comune si dice impossibilitato a indire un nuovo bando per la gestione di quei locali perché su quegli spazi l’amministrazione non ha mai avuto il diritto di superficie. Dalle verifiche condotte dal Comune la proprietà dell'immobile, infatti, risulta essere del gruppo Ferrovie dello Stato, non solo catastalmente ma anche in conservatoria. Un ostacolo, quest’ultimo, che potrebbe essere superato, non certo in tempi brevi, avviando l’iter per la costituzione a posteriori del diritto di superficie. Le verifiche urbanistiche hanno però evidenziato un altro intoppo: la mancanza della variante al Piano regolatore comunale che stava alla base della concessione del diritto di superficie, e con la quale si sarebbe dovuta modificare la destinazione d'uso del vecchio fabbricato delle Ferrovie consentendo di accrescere il valore del fabbricato stesso, vero e proprio "valore di scambio" del terreno.
Una versione dei fatti che però è stata smentita lunedì scorso in consiglio comunale dal capogruppo del Pd Maurizio Perinetti. Tesi che trova conferma anche nelle parole dell’ex assessore Redolfi. «Il cambio di destinazione d’uso dei terreni – spiega Redolfi - fu fatto subito, già nel 2003, proprio perché faceva parte di quell’accordo di programma. Scegliemmo di usare lo strumento urbanistico della variante al piano particolareggiato perché era l’unico strumento con cui la Regione Piemonte, articolo 40 comma 6 e 7 della legge urbanistica regionale, deve approvare la variante in 120 giorni. Tra l’altro all’epoca le varianti parziali ancora non esistevano».
Redoldi spiega anche che la variante al piano particolareggiato equivale a tutti gli effetti, legge urbanistica alla mano, ad una variante al piano regolatore. «Oggi comunque non ha più senso parlare di quella variante al piano particolareggiato perché è stata fatta propria dall’attuale piano regolatore redatto da Campos Venuti. All’epoca la Regione dando conformità urbanistica alla variante al Pp3 diede conformità all’accordo di programma. Fu solo in quel momento che potemmo cominciare i lavori per realizzare il Movicentro. Diversamente avremmo perso i fondi stanziati dalla Regione». Resta la questione del diritto di superficie. «Quello è l’unico fardello rimasto - aggiunge Redolfi -. Non so perché gli uffici non l’abbiamo perfezionato. È uno ostacolo che però può essere superato e sinceramente quello di Ivrea non è un unicum nel panorama italiano».
Sollecitato sull’argomento, Redolfi fornisce anche un’altra versione rispetto a quando affermato dall’attuale assessore all’urbanistica Michele Cafarelli che sostiene come, stando all’attuale Piano regolatore, la destinazione d’uso dei terreni dell’ex stazione ferroviaria sia peggiorativa rispetto al vecchio Prg del 1991. «Prima dell’accordo di programma quell’area era solo sede ferroviaria – conclude Redolfi –. Dopo quei terreni hanno subito una destinazione d’uso diversa, aumentandone in valore. Spostando la biglietteria Ferrovie voleva avere la possibilità di sfruttare in un altro modo la vecchia stazione, un po’ come avvenuto negli anni nelle grandi stazioni. Oggi in quei locali si possono insediare bar, negozi, ristoranti, librerie, uffici, insomma l’intero terziario. Questo è quanto era stato chiesto al Comune e questo è stato fatto». —