Palestre e piscine, cinema e teatri, bar e ristoranti potrebbero riaprire in zona bianca. Si tratta di settori economici e sociali molto importanti rimasti finora pesantemente penalizzati dalle restrizioni anti-Covid. In base al principio della «zonizzazione» che modula le restrizioni nelle diverse Regioni, si sta valutando l'ipotesi di introdurre una quarta zona dove il tasso di contagio (Rt) è minore e consentire la riapertura delle attività nei comparti della cultura e spettacolo, dello sport e della ristorazione. Il governo sta al momento studiando una ordinanza ponte che vada a coprire il periodo tra il 6 gennaio e il 15 gennaio ridisegnando i colori delle Regioni per tasso di contagio: giallo, arancione, rosso (colore quest'ultimo delle restrizioni massime che potrebbe riguardare il prossimo fine settimana tutta l'Italia); allo stesso tempo, su iniziativa del ministro della Cultura, Dario Franceschini, si valuta l'introduzione di una zona bianca – che potrebbe esser varata dal 15 gennaio – nella quale riaprirebbero palestre, cinema e teatri: «Poiché la zona gialla ha limiti enormi, a cominciare dal coprifuoco, facciamo una zona bianca, nella quale si accede sotto un certo indice Rt di trasmissione dei contagi», ha spiegato.
Le regole della zona bianca
Anche il ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, ha anticipato che gennaio potrebbe essere il mese delle riaperture. «Penso sia possibile, seppur con alcune limitazioni, riaprire palestre, piscine e centri di danza entro la fine di gennaio», ha annunciato il ministro intervenuto a Raitre. La proposta di una zona bianca dove consentire finalmente la riapertura di importanti segmenti di attività, avanzata dal ministro Franceschini, ha trovato appoggio anche da parte del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. Potrebbero riaprire cinema, teatri, sale da concerto, musei, e palestre e piscine, mentre bar e ristoranti riaprirebbero senza limiti di orario, nel rispetto delle misure di sicurezza. Nella zona bianca che il governo potrebbe istituire tramite il prossimo Dpcm dal 15 gennaio 2021 riaprirebbero i luoghi della cultura e dello spettacolo – cinema, teatri, sale da concerto e musei – e dello sport (piscine e palestre), ma anche i locali della ristorazione permanendo obbligatoria la mascherina all’aperto e al chiuso, il distanziamento di almeno un metro tra le persone, il divieto di assembramento e l’obbligo di disinfettare le mani prima di entrare nei locali, ma gli spostamenti sarebbero liberi e potrebbe anche essere posticipato l'orario del coprifuoco (attualmente alle 22).
Le perdite di sport e cultura nel 2020
Con il Dpcm varato a fine ottobre era stata stabilita la chiusura di tutte le attività di palestre, piscine, comprensori sciistici, centri natatori, centri benessere, centri termali, fatta eccezione per l'erogazione delle prestazioni rientranti nei livelli essenziali di assistenza. La filiera dello sportsystem è stata colpita fin dal primo lockdown e già a marzo le associazioni di categoria avevano segnalato l'importanza economica di un comparto che occupa circa un milione di persone per un giro d'affari stimato dal Cerved in circa 13 miliardi. Le imprese sono circa 23mila. Numeri ancora più cospicui nel settore dello spettacolo duramente colpito dalla chiusura delle sale e dallo stop ai concerti: per colpa del Covid la spesa del pubblico per cinema, teatri e concerti è franata lo scorso anno dell’86,7%, riducendo gravemente il reddito di migliaia di lavoratori e lavoratrici di un comparto che occupa un gran numero di giovani (45 mila tra i 25 e i 29 anni) e di donne (42,5%, oltre 4 addetti su 10). Secondo dati del 2017 emersi nel rapporto Io sono cultura di Fondazione Symbola e Unioncamere, il settore cultura - complessivamente inteso - aveva fatturato 92 miliardi di euro, ai quali si aggiungevano 153 miliardi generati dall’indotto più stretto (trasporti, consumi) per 255 miliardi di euro in un anno pari al 6,1% della ricchezza totale prodotta in Italia, dando lavoro a un milione e mezzo di persone fra le quali tanti giovani in un Paese dove l'Istat indica una disoccupazione giovanile al 32%: nel comparto cultura un addetto su 4 è under 35, e in totale più della metà degli occupati del settore ha meno di 44 anni.