Morta dopo 45 giorni in reparto Formigine piange “la Candida”
FORMIGINE Aveva 79 anni, nessuna patologia, anzi era piena di vita. Così piena di vita che ieri mattina il parroco durante l’omelia, mentre parlava di Candida Sernesi, l’ha definita “scoppiettante”. Eppure il Covid l’ha portata via dopo più di un mese di ricovero e “La Candida” - così tutti la chiamavano a Colombaro, dove viveva dal 1956 - è spirata alle tre del mattino del primo giorno dell’anno. I funerali ci sono stati ieri mattina e l’intera comunità di Formigine ne piange la scomparsa. Tutti la conoscevano, tanti hanno voluto ricordarla, ancora increduli.
«Mia zia - racconta il nipote Christian Cotti - viveva come una ventenne. La persona più energica che abbia mai visto. Quasi tutti i giorni andava al bar in bici, oppure a giocare a tombola o al bingo». Il nipote, come tutti, ricorda la zia con affetto: «Era molto generosa, andava in chiesa ad aiutare, poi conosceva un ragazzo che aveva problemi in famiglia e gli portava la pizza». Sernesi, che lascia la figlia Loretta, una sorella e due fratelli, era perfettamente in salute: «È stata ricoverata un mese e mezzo a Baggiovara - prosegue Christian - e all’inizio quando le facevano gli esami del sangue risultava tutto in ordine, perché non aveva patologie pregresse».
Perfino dal letto d’ospedale, Candida continuava a preoccuparsi più per gli altri che per se stessa: «Chiedeva come stessimo noi qui fuori», aggiunge Cotti. La donna era molto forte: «Non aveva paura della morte, ci diceva sempre che la sua vita l’aveva vissuta pienamente come voleva». E deve aver vissuto bene Candida, visto il ricordo che ha lasciato nella comunità: «Neanche un ragazzo giovane - racconta Pietro Ghinelli, consigliere comunale che la conosceva bene - fa delle pedalate in bicicletta così come le faceva lei. Si dava sempre da fare, era al servizio della comunità e della parrocchia. Preparava tortellini e gnocco fritto. Se c’era da ballare era la prima ad andare in pista e si portava dietro le amiche. Si tirava sempre su le maniche quando ce n’era bisogno».
Anche Gianluca Bellentani, un altro residente di Colombaro, la ricorda così: «Al mattino al bar, a prendere il caffè con le amiche. Tante chiacchiere e, se vedeva i baristi in difficoltà per la troppa gente, eccola alzarsi ed andare al di là del bancone a preparare caffè e cappuccini. Alla sera invece eccola sulla sua Panda a caricare le amiche per andare a giocare a tombola. Se ne va con lei una parte di Colombaro, quella più bella, fatta di persone buone e sempre disponibili a dare una mano agli altri». —
Stefania Piscitello
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