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Январь
2021

L'investitore pirata è rimasto un’ora davanti alla caserma, poi la confessione: «Sono stato io, ma...»

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CECINA. Il senso di colpa e il terrore delle conseguenze. Il morso della coscienza che si scontra con la consapevolezza. Gaetano Salerno, lo chef di 24 anni arrestato con l’accusa di omicidio stradale aggravato per la tragedia di viale della Repubblica, è rimasto sospeso almeno per un’ora davanti alla caserma dei carabinieri di Cecina. Indeciso tra il costituirsi, prendendosi le proprie responsabilità, e il continuare a scappare via, lontano, come aveva fatto subito dopo lo schianto tra la sua Golf e la sagoma di Flavio Cresci, il negoziante travolto e ucciso intorno alle 19.

La forza di ammettere è arrivata durante la telefonata col maresciallo dei carabinieri che insieme ai colleghi, da circa quattro ore, stavano rimettendo insieme il puzzle dell’incidente: l’auto che «a forte velocità» centra la vittima mentre sta attraversando sulle strisce, la fuga, i pezzi della macchina rimasti lungo il viale, il codice su un fanale che fa risalire al modello. E le segnalazioni dei giorni precedenti che parlavano di un’auto bianca «che correva tra Marina e Cecina».

È dalla targa che gli investigatori sono risaliti al numero di telefono del ventiquattrenne. Poi la chiamata: «Dove sei? Sai nulla dell’incidente successo tra Cecina e Marina?». Comincia da qui la notte più lunga dello chef della tenuta San Guido, uno dei locali più apprezzati di Bolgheri. Davanti agli investigatori ha raccontato dell’impatto, in qualche modo ha cercato di giustificarsi dicendo di «aver sentito il botto, ma di aver creduto di aver colpito «una pigna». Poi il ventiquattrenne ha anche confermato che dopo l’urto ha nascosto la macchina in un terreno di Rognano Solvay. E dopo averlo fatto «di essere tornato a Cecina a bordo di un autobus». È durante quello che doveva essere il ritorno a casa che il ventiquattrenne ha cominciato a pensare che scappare ancora, forse, non era la cosa giusta. «Se non cambiamo – scriveva su Facebook – non cresciamo. Se non cresciamo, non viviamo davvero». Così ha cambiato direzione senza però trovare il coraggio di fare il primo passo. «Gaetano – raccontano gli amici – ha sbagliato, ha fatto una cosa che non doveva fare. Sembra impossibile dirlo di una persona che ha appena fatto quello che ha fatto lui, ma si tratta di un ragazzo impeccabile: bravo sul lavoro, un padre adorabile».

In effetti da tre anni la sua vita era cambiata: il lavoro come vice chef in uno dei ristoranti più esclusi di Bolgheri e la nascita del figlio. «I figli – scriveva – sono come gli aquiloni: insegnerai loro a volare ma non voleranno il tuo volo; insegnerai loro a sognare ma non sogneranno il tuo sogno; insegnerai loro a vivere ma non vivranno la tua vita. Ma in ogni volo, in ogni sogno e in ogni vita rimarrà per sempre l’impronta dell’insegnamento ricevuto».

Dalla tenuta San Guido, dove il ventiquattrenne è molto apprezzato, il responsabile Giuseppe Rossi si limita a dire: «Siamo tutti molto scossi e confusi per quello che è successo e preferiamo non aggiungere altro». Anche loro sospesi, come tutti davanti a questa tragedia.




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