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Январь
2021

Delitto Bonacchi, investigatori a caccia delle incongruenze tra gli articoli del 1996

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QUARRATA. Con un lavoro certosino di ricerca, parallelo a quello degli investigatori, per giorni e giorni i nostri cronisti intervistarono parenti, amici e semplici conoscenti. Per tentare di capire, attraverso ricordi e sensazioni, il perché di quell’efferato omicidio. Decine gli articoli che “Il Tirreno” pubblicò fin dall’indomani della scoperta, nella sua villetta della Ferruccia, del cadavere di Romana Bonacchi. Altrettante le foto scattate, nell’immediatezza, sul luogo del delitto, ma anche durante i successivi sopralluoghi degli inquirenti e in occasione del funerale della 55enne possidente quarratina, trucidata con 27 coltellate la sera del 9 febbraio 1996. Dopo 25 anni, quegli articoli, quelle foto – e gli stessi ricordi dei giornalisti che allora si occuparono di quel caso rimasto insoluto – entrano a far parte della nuova inchiesta aperta dalla procura di Pistoia per cercare di dare un nome all’assassino.

Ieri mattina, articoli e foto conservati negli archivi del nostro giornale sono stati acquisiti dai carabinieri del nucleo investigativo, che da alcuni mesi hanno iniziato ad indagare ex novo su quel delitto, forti delle tecnologie e dei metodi investigativi che i colleghi del tempo non avevano a disposizione. Quelle testimonianze stampate sul giornale verranno messe a confronto con le dichiarazioni rilasciate in queste ultime settimane dalle persone che conoscevano Romana Bonacchi e che sono state chiamate nuovamente a deporre, ad oggi già una trentina: riscontri utili per far emergere eventuali incongruenze.

Il tutto mentre gli inquirenti attendono i risultati dei nuovi accertamenti scientifici, in particolare quelli sulle tracce biologiche e sulle impronte trovate venticinque anni nella villetta di via Ceccarelli.

Sono i tecnici dello stesso laboratorio fiorentino in cui allora venero eseguite le analisi a ripetere oggi (con le stesse procedure e gli stessi reagenti) quegli accertamenti, e ad eseguirne anche alcuni su campioni che a quel tempo non vennero presi in considerazione. Una caccia al dna dell’assassino che con le attuali conoscenze scientifiche è diventata possibile anche utilizzando tracce biologiche inimmaginabilmente più piccole rispetto alle quantità necessarie un quarto di secolo fa.

Romana Bonacchi, nubile, fu massacrata con un coltello da cucina nella sua villetta di via Ceccarelli, alla Ferruccia di Quarrata. Era un venerdì sera. Il suo corpo fu trovato la mattina seguente dai vigili del fuoco che avevano sfondato la porta d’ingresso: la donna, sempre puntuale, non si era presentata all’appuntamento con la sua parrucchiera, e da 24 ore non rispondeva al telefono. Il movente dell’omicidio? Certamente non la rapina. Benché dalla casa fossero spariti alcuni oggetti preziosi, i gioielli più costosi non erano stati toccati: forse un furto inscenato per sviare le indagini. Questioni d’interesse? La certezza non c’è mai stata, ma dai cassetti della vittima si pensava potessero essere spariti importanti documenti. Gelosia? Gli inquirenti hanno seguito anche questa pista viste le modalità con cui venne commesso l’omicidio, riconducibili ad un rapporto personale fra l’assassino e la vittima.

Assassino che – con la nuova indagine vengono riesaminate le posizioni di tutti i sospettati, anche i più improbabili, presi in considerazione nel tempo – potrebbe tra l’altro nascondersi proprio tra le decine di persone chiamate nuovamente a deporre.




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