Quell’Ostiglia nato in umiltà che diventò cigno in Seconda, Perboni: «Il 2005, che favola»
OSTIGLIA. Virtù riservata a pochi eletti, la pazienza di attendere il momento più adatto per cesellare una immagine di una creazione destinata a un posto nella memoria collettiva. Quella pazienza, quella forza che ha saputo coltivare con la precisione di un artista del vetro di Murano, l’ha avuta mister Roberto Perboni che nel 2004-2005 riportò il calcio di Ostiglia ad assaporare il gusto di tornare in Prima. Il sodalizio precursore dell’epopea Dak riuscì a confezionare con dedizione, trovando la convinzione nei propri mezzi passo in quel torneo di Seconda che, come ricorda il condottiero «ci portò alla più grande delle soddisfazioni dopo un avvio complicatissimo».
Il ricordo di quella cavalcata affiora nitido nei cassetti della memoria di Roberto Perboni: «Ostiglia aspettava il momento di celebrare la vittoria da oltre quattro lustri e il nostro avvio di stagione pareva dover prolungare l’attesa. A novembre ci trovavamo a navigare nelle zone medio basse della classifica. Con la compattezza, l’unione e la lungimiranza di quella società un mese dopo arrivò una prima svolta».
Il riferimento dettato da Perboni porta a quei rinforzi che l’Ostiglia riuscì ad assicurarsi, cambiando il corso della storia: «Conservo il ricordo di una cavalcata memorabile, partita dalla grande passione dell’allora presidente Maurizio Guernieri, sostenuto da collaboratori e dirigenti che erano veri precursori dei tempi per organizzazione ed attenzione alle necessità del gruppo. Si decise di rinforzare quel gruppo e con l’arrivo a dicembre di un centravanti di alto profilo come Giulio Forlani arrivò anche sul campo quella spinta decisiva che la dirigenza ci faceva sentire con convinzione».
Una risalita trionfale con un preciso punto di svolta, che Perboni sfodera con naturale soddisfazione, anche emotiva: «Riuscimmo a travolgere con un perentorio 4-0 il Castelbelforte, grande favorito alla corsa al primato. Quella vittoria così perentoria liberò il gruppo. Fu la nostra partenza verso il trionfo festeggiato a campionato concluso. Riuscimmo a mettere insieme qualcosa come nove vittorie consecutive, il trasporto emotivo popolare e della dirigenza rimane un meraviglioso ricordo di un periodo epocale nel quale mi sono sentito veramente apprezzato ed importante, come persona e allenatore».
Un trionfo favorito dalla compattezza, che Perboni riassume così: «Prendevamo forza dai pranzi conviviali la domenica mattina, perfettamente organizzati da una dirigenza quasi professionistica per dedizione. Sul campo il nostro faro Simone Losi indicava la via da seguire e l’approdo in Prima Categoria fu tanto trionfale quanto meritato».
Una cavalcata avvincente e vincente, ulteriormente rifinita dall’efficiente guida di Roberto Perboni con la serena salvezza conquistata la stagione seguente in quella Prima categoria che Ostiglia tornava ad assaporare, gustando ancora una affermazione capace di fare storia. La pazienza rimane virtù riservata a pochi. Riservata ai forti, come quell’Ostiglia capace di entrare nella piccola storia pallonara virgiliana del nuovo millennio.