Addio a don Ercole Il prete scomodo dalla parte degli ultimi
REGGIO EMILIA. Si è spento a 90 anni – compiuti il 13 settembre con una festa nella “sua” comunità – don Ercole Artoni, fondatore nel 1977 del Centro sociale Papa Giovanni XXIII, figura di riferimento di un sacerdozio inteso come missione in favore di tossicodipendenti ed emarginati. Una personalità poliedrica e controversa: eletto nel 1980 in Sala Tricolore come indipendente del Pci con l’allora sindaco Ugo Benassi, rischiò la scomunica. Nel suo passato collaborò con Malaguzzi, che aiutò nello sviluppo di missioni in Brasile, e partecipò a Mosca alla delegazione italiana per aiutare il Vietnam e a Berlino alla Commissione Disarmo.
Ex cappellano militare, per anni sacerdote del carcere, missionario e “prete scomodo”, negli anni ’80 finì anche in carcere, in isolamento, accusato di favoreggiamento nei confronti di Paolo Bellini. Fu il primo di una serie di guai con la giustizia, l’ultimo dei quali concluso il 9 dicembre, quando è stato assolto dall’accusa di minacce aggravate alla presidente del Tribunale di Reggio Emilia, Cristina Beretti.
Nell’ultimo anno i problemi di salute di don Ercole si erano aggravati. È stato mentalmente lucido fino al ricovero, intorno al 20 dicembre, nel reparto di Medicina Terza del Santa Maria; da quel momento il quadro clinico è peggiorato, fino alla scomparsa ieri alle 8, senza attinenza con il Covid-19.
Don Ercole era nato il 13 settembre 1930 a Cerreto Alpi, trasferendosi a soli sei mesi a Villa Gaida a causa del lavoro del padre, cantoniere Anas e socialista. Ricevette l’ordinazione presbiterale il 24 giugno 1956 e lo descrisse come «il più bel giorno della mia vita».
Il primo incarico pastorale, dal 1957 al 1964, fu quello di vicario cooperatore a Mancasale, dove restò parroco fino al 1977. Proprio in quell’anno fondò a Reggio la prima comunità Papa Giovanni XXIII, ospitando ex detenuti e pazienti dell’ospedale psichiatrico giudiziario e i primi tossicodipendenti, specializzandosi nella lotta alla droga. Una battaglia pionieristica, tanto che don Ercole si può paragonare a ciò che è stato Muccioli per San Patrignano: polemiche sui metodi, ma a distanza di anni i “suoi” ragazzi e ragazze (come le ospiti della comunità femminile di Castelnovo Sotto, chiusa negli anni ’90) continuavano a andarlo a trovare, così come ogni anno continuavano a riunirsi, intorno al loro ex insegnante di religione, gli studenti di ragioneria dello Scaruffi.
«Oggi termina il nostro cammino insieme, un cammino lungo 43 anni – dichiara Fabio Salati, presidente della Papa Giovanni – Il miglior modo per onorare la sua memoria è far tesoro dell’esempio che ci ha lasciato. Lo voglio ricordare sorridente, seduto al centro della sala, con gli ospiti della comunità seduti in cerchio attorno a lui ad ascoltare messaggi di speranza e fiducia nel cambiamento». Don Ercole lascia due fratelli e due sorelle, quel che rimane di una famiglia numerosa. Ieri la parrocchia di Castelnovo Sotto gli ha reso onore con un santo rosario. La salma rimarrà esposta all’obitorio dell’ospedale. Il funerale sarà celebrato giovedì: alle 10.15, secondo le volontà del defunto, il trasferimento del feretro alla volta della chiesa di Cadè (90 posti per le misure anti-Covid), dove alle 10.30 la messa sarà presieduta dal vescovo Massimo Camisasca, alla presenza dell’amico don Fortunato Monelli. —
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