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Январь
2021

Addio a Franco Loi, Mantova ricorda uno dei grandi poeti del Novecento

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MANTOVA. La cultura piange Franco Loi, morto lunedì a Milano. Il 21 gennaio avrebbe compiuto 91 anni. Per Natale, al telefono, Ornella Fiorini, poetessa di Ostiglia, gli aveva promesso di andare a trovarlo, per fargli festa con qualche poesia, qualche canzone e qualche abbraccio, se possibile. Così come aveva fatto all’inizio dell’estate scorsa, quando era andata a Milano insieme al chitarrista Riccardo Cappelli e in casa Loi c’era stato un piccolo concerto. Ornella ricorda: «Ultimamente viveva in una dimensione di spiritualità: “È come se vivessi fuori di me” diceva».

Nel marzo 2019, con presentazione di Franco Loi, era uscito il libro con cd Furestér di Ornella Fiorini e Daniela Raimondi (ora famosa per il bestseller La casa sull’argine). L’amicizia di Franco e Ornella era nata durante un reading poetico a Suzzara, quando Gilberto Cavicchioli aveva consigliato a Loi di leggere Ci vorrà silenzio, un libro di poesie di Ornella, del 1995, che Loi lesse mentre tornava in treno a Milano. Da allora l’amicizia non si è mai interrotta.

Così come quella con Cavicchioli, dal 1979. Nel 1978 Cavicchioli aveva pubblicato dalla Citem la raccolta di poesie sociali in dialetto mantovano Na bandiera culur dal sangue, che uscì nel 1980 in edizione nazionale per All’insegna del pesce d’oro, a cura di Vanni Scheiwiller, con prefazione di Loi. «Un caro amico, un grande poeta, un grande vuoto. Era un uomo di rara umanità e integrità morale. Mi confessò - dice Cavicchioli - che scriveva sotto l’influsso di un’entità estranea di cui si faceva amanuense». È la stessa dimensione spirituale accennata da Ornella Fiorini.

Loi venne a Mantova il 18 maggio 2017 per il festival Mantova poesia. Stefano Iori ricorda le precedenti chiacchierate al telefono: «Parlava quasi sempre lui, diceva che ogni giorno, in tuta e scarpe da ginnastica, si impegnava a camminare per restare in forma: tremila passi avanti e indietro per il corridoio di casa. Raccontava poi della poesia che aveva praticato per decenni, delle sue amicizie con tutti i grandi autori della sua generazione. Nell’ultima telefonata mi disse: “La incontrerò volentieri a Mantova, se non morirò prima”. Quando fummo uno di fronte all’altro, si avvicinò al mio viso e lo toccò delicatamente con i polpastrelli delle sue mani ossute. “La immaginavo così” disse con un sorriso sincero, quasi infantile». Loi era quasi cieco.

L’incontro con Mantova avvenne nella sala degli Stemmi di palazzo Soardi. Nato a Genova nel 1930, da madre emiliana e padre sardo, a sette anni Loi si trasferì con la famiglia a Milano. Ragioniere, fu contabile allo scalo merci di Lambrate, poi impiegato al porto di Genova fino al 1950, per passare nel 1955 all’ufficio pubblicità e pubbliche relazioni della Rinascente e nel 1962 all’ufficio stampa dell’editore Arnoldo Mondadori.

A 43 anni, nel 1973, esordì con la prima raccolta di poesie in dialetto milanese, la lingua che aveva scelto.

Per Mondadori, nel 1984 tradusse dal maccheronico all’italiano la “Zanitonella” del mantovano Teofilo Folengo. 




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