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Январь
2021

Scongiurato il rischio dei dazi, ora la Brexit fa meno paura

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MANTOVA. Pazienza per qualche onere aggiuntivo, per le pratiche in più e i ritardi nelle consegne. Con l’accordo in extremis di fine anno, le aziende che fanno affari con il Regno Unito possono tirare un sospiro di sollievo. Evitato il rischio di dazi, le novità della Brexit non sembrano spaventare più gli imprenditori, che negli ultimi mesi dell’anno, al contrario, se l’erano vista brutta.

Lo scampato pericolo interessa una buona fetta dell’economia mantovana: più del 5% dell’export finisce oltremanica, e il Regno Unito rimane uno dei mercati di sbocco più importanti (dopo Germania, Francia, Spagna e Polonia secondo i dati della Camera di commercio). «La firma all’ultimo minuto dell’ultima ora dell’accordo commerciale fra Unione Europea e Regno Unito ha evitato l’imposizione di dazi all’importazione per i beni di origine preferenziale Ue, che avrebbero senz’altro danneggiato le nostre imprese», spiega Alessandro Dotti, direttore del consorzio Mantova Export, del quale fanno parte 250 aziende. Senza l’intesa, si sarebbe applicato un dazio pieno, e alcune aziende importatrici avevano già cominciato a pretendere che le aziende italiane se ne accollassero una buona parte.

Qualche problema da risolvere, comunque, c’è. «Restano - continua Dotti - i maggiori oneri derivanti dalle operazioni doganali, dai ritardi nelle consegne e dalla necessità, per alcune imprese (in particolare quelle che servono la Grande distribuzione organizzata britannica), di doversi occupare anche delle pratiche di importazione nel Regno Unito. L’attenzione delle aziende, ora, è incentrata a capire i meccanismi per poter sfruttare l’accordo. Le regole sono state pubblicate a fine anno e gli ultimi chiarimenti sono arrivati il 30 e il 31 dicembre».

La corsa a capirne di più è trasversale: nessun settore, tra quelli interessati ai clienti (o ai fornitori) sudditi di Sua Maestà, fa eccezione. Tra le aziende più coinvolte ci sono quelle che lavorano nel tessile e nell’abbigliamento, il settore più rappresentato con oltre 18 milioni e 700mila euro nei primi nove mesi del 2020 (21 milioni e 400mila nello stesso periodo del 2019; dati Istat elaborati da Mantova Export), le imprese del settore chimico (oltre 7milioni nei primi nove mesi del 2020 contro i nove milioni del 2019), l’alimentare (7,8 milioni del 2020 contro i 6,9 del 2019). Il consorzio prevede, in ogni caso, tempi rapidi: «Si tratta soltanto di imparare nuove regole, e credo che già entro fine gennaio le aziende ci avranno fatto la mano. E chi già esporta fuori dall’Ue non troverà grandi differenze». Per chi avesse dubbi, rimangono gli uffici del Consorzio, che chiude l’anno con il numero record di 5.600 consulenze (in parte dovute ai timori Brexit), o i corsi d’aggiornamento. Come i webinar organizzati dalla Camera di commercio: i prossimi, gratuiti, sono il 13 e il 15 gennaio alle 9.




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