La seicentesima di Cavaliero Gli applausi di Tonut e “Pec”: «Giusto premio alla carriera»
TRIESTE L'ovazione per il prestigioso traguardo delle seicento presenze in serie A, i tifosi della Pallacanestro Trieste gliela dedicheranno idealmente dal divano di casa. Destino beffardo quello che ha privato Daniele Cavaliero dell'abbraccio del suo pubblico: doppiamente crudele per chi, come lui, ha sempre vissuto in maniera viscerale il suo rapporto con Trieste. Chiuderà la stagione regolare a quota 616, la stessa cifra raggiunta da Alberto Tonut in carriera. Coincidenza incredibile per due giocatori che in epoche diverse hanno scritto pagine importanti nella storia del basket cittadino. «Credo che a Cavaliero vadano fatti i complimenti per una carriera prestigiosa - sottolinea Tonut - battere oggi un record così importante è il premio alla sua serietà, all'impegno e alla professionalità che ha sempre dimostrato in vent'anni disputati sempre ai massimi livelli.
Oggi il basket è cambiato, ritengo difficile che in futuro certi numeri potranno essere battuti e questo non fa che amplificare i meriti e l'ammirazione per il traguardo tagliato da Daniele». Complimenti sottoscritti da Furio Steffè, il tecnico triestino che al fianco di Banchi prima e Pancotto poi ha accompagnato Cavaliero nei suoi primi anni nella massima serie. «Cavaliero è la dimostrazione che con l'applicazione, la serietà e l'amore per questo gioco si possono ottenere grandi risultati. Lui è riuscito a trasformare la sua passione in un lavoro sfruttando il talento per ottenere il massimo. Aldilà del giocatore, mi piace sottolineare la persona. Considero Daniele un fedele amico è un ragazzo dotato di grande sensibilità che ha saputo farsi benvolere in ogni società in cui ha militato. Nel 2004, anno del fallimento, aveva giurato di tornare per riportare Trieste in serie A e ha mantenuto la promessa. Anche questo racconta bene chi è Daniele Cavaliero».
Un predestinato che, anche grazie al prezioso lavoro svolto con Steffè, ha saputo crescere, migliorare e spiccare il volo verso una carriera infinita. «Eppure - ricorda Furio - non tutti credettero in lui all'inizio della sua carriera. Ricordo un ds che mi disse non sarebbe mai diventato un giocatore di serie A. Direi che i fatti hanno dimostrato il contrario». Un pensiero rivolto all'amico Daniele arriva anche da Andrea Pecile. «Dani ha avuto una grande carriera, impreziosita dalla fortuna di poter concludere questo suo magnifico percorso a casa sua. La stagione di serie A2 che abbiamo vissuto assieme arrivando in finale contro la Virtus è stata magnifica, il coronamento della nostra amicizia e di quella promessa che ci eravamo fatti, di riuscire un giorno a indossare assieme la maglia di Trieste».