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Январь
2021

Viaggio a Santo Stefano, dove la priorità è mettere in sicurezza gli edifici

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SANTO STEFANO DI CADORE

Due pareti di neve circondano le strade del Comelico. Atmosfera suggestiva se non fosse per i danni e i disagi che l’ennesima emergenza maltempo ha lasciato nell’Alto Bellunese. L’immagine simbolo della nevicata eccezionale dei giorni scorsi appare poco prima di entrare nel centro cittadino di Santo Stefano.

Salta subito all’occhio la copertura del distributore Esso che non ce l’ha fatta domenica a sostenere il peso della neve. Proprio il peso della neve sui tetti e la staticità degli edifici è la cosa che più preoccupa in paese. Sin dal mattino di ieri, quindi, tutti quelli che potevano si sono messe al lavoro per liberare strade e coperture dall’accumulo nevoso. Finalmente il cielo è azzurro anche se il sole da queste parti è un miraggio di poche ore in questa stagione.

«Avevo detto ad una mia amica di pregare che in quest’inverno ci fosse un po’ di neve», ricorda con ironia Gianpaolo De Martin mentre è al lavoro con la Protezione Civile, «penso abbia pregato troppo visto quello che è successo».

Supera il metro e mezzo il quantitativo di neve sceso negli scorsi giorni a Santo Stefano, e più in su si sale verso gli altri paesi, più l’accumulo si avvicina ai due metri. Nel municipio in mattinata si riunisce il Com (Comitato Operativo Misto) alla presenza dell’assessore regionale alla protezione civile Gianpaolo Bottacin, perché è proprio dal centro di Santo Stefano che si gestiscono volontari e soccorritori nelle tante operazioni da svolgere.

Sono più di 80 gli interventi da evadere attorno a mezzogiorno. Sul campo ci sono vigili del fuoco, protezione civile, soccorso alpino e anche l’esercito. C’è chi lavora ormai da giorni, quasi ininterrottamente, per mantenere pulite le strade. I rinforzi arrivano da tutto il Veneto e non solo. «La situazione è sotto controllo», sottolinea Bottacin, prima di partire per l’ennesimo sopralluogo, «abbiamo attivato un presidio costante e continuo e stiamo gestendo le forze che abbiamo messo in campo».

Al mattino dunque spazio allo sgombero della neve sui tetti degli edifici pubblici, di quelli pericolanti e poi via via di quelli che si affacciano sulle strade e che potrebbero creare i pericoli maggiori. Quello che è certo è che sarà un lavoro di giorni, sperando che il tempo dia una mano in questa settimana. «Per la neve che è scesa la situazione poteva essere molto peggiore», commenta Giuliano Comis, che ha lasciato un attimo il badile per andare a comprare il giornale. «Ricordo che nel 2013/2014 la neve era molta di più di quella di oggi, non è una novità nella nostra valle». Alle sue parole fanno eco quelle di Teresa, che in edicola ci lavora. «Noto che con la neve la gente si muove molto di meno», aggiunge, «i disagi comunque ci sono per tutti».

Mentre i vigili del fuoco operano sui tetti di scuole e asilo sotto l’occhio attento e curioso di qualche abitante, non si fermano gli scavatori e i mezzi intenti a liberare parcheggi e marciapiedi. Ci sono anche i più anziani per strada che camminano lenti lenti facendo attenzione a non scivolare sul ghiaccio che si è formato nella notte. «Questi sono paesi dove siamo in tanti vecchi», commenta Giulio, «per me questo è un inverno normale, non ci vedo nulla di straordinario. Siamo in montagna, una nevicata del genere non deve fare scalpore. Penso che non siamo ormai più abituati alla neve nemmeno noi montanari», conclude, «ragioniamo come se abitassimo in pianura ma non è così. Una volta era pure peggio».

Intanto chi riesce a farlo in sicurezza comincia a salire sui tetti delle proprie case per gettare la neve a terra e liberare dal peso. Dalla Prefettura arriva anche una comunicazione che specifica le modalità con cui deve avvenire questa delicata operazione. Nonostante la “zona arancione” sono pochi i negozi aperti, ancora chiusi ristoranti e bar anche se qualcuno ha optato per garantire l’asporto.

Il Bar Piave è tra questi. «Movimento ce n’è pochissimo», dichiara il titolare William Petris mentre spala la neve davanti all’entrata del locale, «ho deciso di fare qualcosa d’asporto anche per dare un servizio ai volontari che stanno lavorando qui intorno, mi sembrava doveroso. Per il resto poco o nulla, tra una cosa e l’altra speriamo solo che questo 2021 sia migliore dell’anno scorso, devo dire che non abbiamo iniziato al meglio», conclude sorridendo. —



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