Sulla mega discarica di Sorgà no unitario dei Comuni mantovani: «È zona da tutelare»
SAN GIORGIO BIGARELLO. Sulla mega discarica di rifiuti speciali non pericolosi derivanti dalle rottamazioni delle auto progettata nel comune veronese di Sorgà, al confine con il Mantovano, i sindaci interessati faranno fronte comune per opporsi. Ad annunciarlo il vicesindaco di Bigarello, Barbara Chilesi, che nei giorni scorsi ha chiamato i colleghi amministratori per organizzare il fronte del no. «La nostra è una zona di pregio sia per i prodotti agricoli, come il riso, sia per i ritrovamenti archeologici preromani - spiega la Chilesi, assessore all’Ambiente -. E non per nulla le nostre zone sono tutelate nell’area dell’Ecomuseo della risaia mentre vi sono numerose aree nel Pgt vincolate e corsi d’acqua tutelati».
L’impianto, progettato dalla Rmi (Rottami metallici Italia), utilizzerebbe una superficie di 700mila metri quadri per stoccare un milione e mezzo di tonnellate di rifiuti (scarti plastici, metallici e organici) in dieci anni. La localizzazione è a 170 metri dal confine mantovano e a meno di 2 km dai centri abitati di Susano e Bigarello. Interessati, oltre a Sorgà e San Giorgio Bigarello, i Comuni di Castel d’Ario e Castelbelforte
«Siamo nella fase di Valutazione dell’Impatto ambientale - prosegue la Chilesi - e giovedì (domani per chi legge ndr) abbiamo convocato un vertice fra i sindaci in modo da avere un indirizzo unitario. Siamo assolutamente contrari a questo impianto e le sue forti criticità sul nostro territorio ci spingono a opporci in tutte le sedi».
Il caso sarò affrontato sempre domani nel consiglio comunale nel quale arriverà la mozione presentata dal capogruppo della lista Benessere-Potere al Popolo Pierluigi Luisi. E anche il movimento 5 Stelle di san Giorgio Bigarello esprime la sua contrarietà all’insediamento.
«Stiamo lavorando sia sul fronte politico veneto sia in Lombardia con Andrea Fiasconaro- spiega il capogruppo Paolo Bordini - . Chiediamo anche che i problema della demolizione auto sia monitorato a monte. Chiediamo anche che le nostre amministrazioni siano tenute aggiornate dalla Regione Veneto sui dati ambientali già noti. In particolare che vengano comunicate alle amministrazioni eventuali concentrazioni di Pcb rilevato nel fluff a partire dalle discariche già di proprietà della società in modo da avere un’ulteriore parametro sulla pericolosità del rifiuto». «La reale soluzione - conclude Bordini - è perseguire l’obiettivo dell’economia circolare, mettendo definitivamente alla porta non solo gli inceneritori, ma qualsiasi altro sistema che non preveda il recupero della materia».